GIORNATA DELL’ARTE E LA PROTESTA

24/11/12

a cura di Bruscella Donatella 4^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Si chiude con una  performance la giornata dell’arte degli studenti del Liceo Artistico Passoni.
Le opere dei ragazzi realizzate nei vari indirizzi dell’Istituto sono esposte in via Garibaldi dalle 9.30 fino a metà giornata.
Dopo una settimana di laboratori artistici si è conclusa in “estetica” con questa giornata per rendere noto il percorso artistico degli studenti e offrire loro un’occasione per mettersi in gioco al 100%.
Per l’intera settimana i ragazzi preoccupati per il loro futuro, per la crisi che coinvolge anche la scuola hanno organizzato attività alternative in parallelo alla regolare attività scolastica.
La scuola giorno e notte è stata ABITATA dagli studenti che non hanno causato situazioni spiacevoli, anzi hanno gestito ottimamente gli spazi, con manutenzioni ordinarie e straordinarie (decorato i bagni) hanno attivato laboratori di cinema, di musica, attività dei vari indirizzi e molto altro.
Il Passoni smentisce la retorica idea che ai ragazzi non importa molto “della politica”e dimostrano impegnandosi in prima persona che l’arte è uno strumento “pacifico di protesta”.

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Il Fai con gli allievi di Passioni e Lagrange sulla Stampa!

Sulla Stampa
Giovedì 22 Novembre 2012

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Il Comitato CREO ha presentato il video di Ars Captiva / Step by Step

di Stefano Donna & Francesca Loriga 4^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Mercoledì 14 novembre alle ore 17.30 presso la Sala Incontri del Museo Regionale di Scienze Naturali in Via Giolitti, 36 – Torino

Il progetto Ars Captiva è attivo dal 2007 e in questi pochi cinque anni hanno reso concreto  ciò che un tempo si era solo idealizzato.

Viene condiviso fra le cinque scuole statali d’arte torinesi;  ha scopo di offrire occasioni di formazione e sperimentazione per gli studenti ad il di fuori dell’ambito di studio, il tutto connesso all’arte contemporanea.

Il DVD, che il Comitato CREO ha commissionato a Deinos in occasione di ContemporaryArt Torino Piemonte Speciale Autunno 2012, raccoglie le registrazioni degli eventi realizzati in sei anni d’attività da Ars Captiva, soggetto unico nel panorama dell’arte contemporanea torinese e modello didattico innovativo.

Un montaggio creativo ed assolutamente originale, riunisce i materiali i delle varie edizioni con un risultato d’effetto, dinamico e innovativo.

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La bellezza di tornare bambini nella sala giochi della pediatria dell’ospedale Martini

di Carlotta Marchigiano 4^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Il 12 novembre con parte delle classi 4^As e 4^Es ci siamo recati nel reparto di pediatria dell’ ospedale martini per un sopralluogo nelle stanze e nei luoghi in cui dovremmo lavorare per il progetto “Il passoni lascia tracce “.

Questo progetto consisterà nel decorare l’intero reparto con opere legate a cartoni animati e fiabe riconoscibili agli occhi di ogni bambino.

In questo incontro preliminare svoltosi nella sala giochi del reparto abbiamo preso confidenza con gli spazi in cui lavoreremo ritornando bambini

giocando con bambole e giocattoli che ci hanno fatto vedere lo stesso luogo ma con gli occhi di un bambino…

Potrete verificare il nostro ritornare bambini nelle foto che seguono!!! 

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ANNI spietati

di Karim H.Haghighi
III Liceo Classico Liceo N. Rosa, Susa

Rivoli lancia un chiaro messaggio a tutti i cittadini italiani: non dimenticare la storia che non hai vissuto…
La mostra, allestita in un contesto così all’avanguardia quale il castello della città e la sua galleria d’arte moderna, si riferisce ai tragici anni neri della nostra repubblica, quelli delle stragi, delle gambizzazioni e degli attentati commessi in Italia tra gli anni sessanta e gli anni ottanta.
Sono sette gli artisti selezionati tra le nuove generazioni per promuovere l’iniziativa. Ricordando la tensione del tempo, la paura delle persone, la violenza delle stragi, la mostra si sofferma sulle tristi pagine dei giornali di quegli anni, ripercorrendo casi della storia italiana rimasti irrisolti per la mancanza di ricostruzioni univoche e l’indicazione dei mandati e degli esecutori materiali delle stragi.
Ed è proprio la necessità di un impegno intellettuale davanti alla realtà politica e sociale circostante a ispirare : “La genealogia di damnatio memoriae”, il progetto realizzato dal duo artistico Goldiechiari (Sara Goldschmied, Arzignano, Vicenza,1975; Eleonora Chiari, Roma, 1971).
L’opera consiste in tre alberi ad alto fusto che si estendono verso la sommità della stanza, sui quali le artiste incidono con grafia solenne una lunga cronologia che si riferisce a stragi accadute in Italia tra il 1969 e il 1980.
Il terzo albero si specifica su Torino, riportando un elenco di omicidi di matrice terroristica commessi nella città piemontese fino al 1982.
L’ utilizzo dell’ albero come “albero genealogico” su cui sono incise date e nomi che inevitabilmente si intrecciano l’un l’altro come il diramarsi dei rami dell’arbusto, pongono al centro dell’attenzione il tema della fugacità del tempo.
Gli anni passano lentamente e inesorabilmente, come le foglie secche cadute sul pavimento adiacente agli alberi e che solitarie sono sparpagliate per tutto il castello da sporadiche folate di vento.
La dignità della memoria e la crudeltà dell’oblio che non cessa di infierire sulle vittime ispira il titolo dell’opera.
Damnatio memoriae è infatti locuzione latina usata dagli antichi per indicare la tradizione di cancellare ogni possibile traccia relativa a persone non più gradite al potere.
Completano l’esposizione gli oltre trenta “dispositivi di rimozione” appesi sulle pareti della stanza in cui è collocata l’opera. Trattasi di una serie di collage, in ciascuno dei quali il duo artistico giustappone fotografie delle strade, ritagliate dai giornali dell’epoca, a immagini di donne nude e seminude.
Il bianco e il nero dei giornali diventa lo sfondo delle pose provocanti delle fanciulle, che possono risultare seducenti o offensive, ma che inevitabilmente catturano l’occhio dello spettatore obbligandolo a rivivere ancora una volta quei tragici fatti di cronaca nera.
L’opera resta comunque solo uno dei tanti capolavori esposti alla mostra, che è necessario visitare per comprendere la vita nell’Italia del tempo ,chi fossero gli italiani di allora ma soprattutto per comprendere l’ Italia di oggi.

CALEDARIO INCONTRI E APPUNTAMENTI APERTI AL PUBBLICO SCATURITI DALLA MEDIA PARTNERSHIP CON “RAI 150° – LA STORIA SIAMO NOI” CHE SI TERRANNO PRESSO IL TEATRO DEL CASTELLO DI RIVOLI:

Sabato 13 ottobre Morire di politica

Sabato 20 ottobre Eroi come noi, Carlo Casalegno

Sabato 10 novembre Eroi come noi, Walter Tobagi

Sabato 17 novembre La strage di Bologna

LINK UTILI:

Castello di Rivoli

GLI ANNI SCURI – Informazioni giovani

La storia siamo noi

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Azione collettiva di pittura per il giardino Perenne presso l’Ospedale S. Anna di Torino

a cura di Davide Fiore di 4^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

07 Novembre, 2012

Le classi 4^As e 4^Es del Passoni in diretta nell’Azione collettiva di pittura per il giardino Perenne presso l’Ospedale S. Anna di Torino.

Finalmente incontriamo Pistoletto, promotore del progetto Giardino Perenne con il Dipartimento di Educazione del Castello di Rivoli e l’ Ufficio Educazione di Cittàdell’arte di Biella.
Dopo l’incontro presso  Re-Birth-day, nuovi occhi sull’ospedale, Michelangelo Pistoletto in conversazione con Anna Pironti ( Direttore del Dip. Ed. del Castello di Rivoli), preceduto dall’intervento di Catterina Seia (Vice presidente della Fondazione Medicina a misura di Donna) presso l’aula magna dell’ospedale, l’artista accompagnato dalle Dottoresse Pironti e Zanini è venuto a farci un saluto proprio nello spazio del wall painting.
Il progetto internazionale del  Re-Birth-day, che l’artista ha varato quest’anno, eleggendo il 2012 ad anno della ri-Nascita.
Molti eventi verranno realizzati in tutto il mondo nel segno del simbolo del Terzo Paradiso, una forma ideata dall’artista che vede un cerchio inserito nella linea dell’infinito che allude all’esigenza di unire arte e vita per trovare nuovi equilibri tra natura e artificio in un’ottica ecosostenibile.
Una grande iniziativa collettiva di Happenig creativi nel mondo condotta da  il Dipartimento di Educazione del Castello di Rivoli e l’ Ufficio Educazione di Cittàdell’arte di Biella che ha già coinvolto il S.Anna con quattro pitture murali realizzate da pazienti e personale ospedaliero e oggi, 07 Novembre anche dal Liceo Artistico Passoni, con cui son Ri-nati nel segno del Terzo Paradiso alcuni locali dell’edificio.
Le sue opere le avevamo viste sui libri di storia dell’arte, presso la Gam e il Castello di Rivoli, per noi è stato emozionante collaborare al progetto con la nostra Azione collettiva di pittura.
Siamo stati guidati nell’impresa dalle collaboratrici del Dipartimento di Educazione del Castello di Rivoli: Valeria Mussano, Rosarianna Seclì, Manuela Corvino, Valentina Ferrero, Greta Zamponi e Carmen Leon.

Rai Tre ha fatto delle riprese che saranno trasmesse in un servizio alle ore 14.00 e alle 19.30.

Per seguire l’evento da vicino:

e per approfondire: Artribune

   
   
   
   

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Apprendisti Ciceroni del Passoni!!

di Erica Marretta 5^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Dal 19 al 23 novembre in orario scolastico, le Delegazioni FAI aprono un bene culturale o paesaggistico del proprio territorio, non regolarmente visitabile dal pubblico, e organizzano delle visite riservate agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.

Alcuni studenti “apprendisti ciceroni” delle classi 4^As – 4^Bs – 4^Es, accompagnati dalle prof. Silvana Statile, prof.ssa Liliana Marazza e prof.ssa Monica Veronesesi, si occuperanno di “Palazzo Saluzzo Paesana”, una location settecentesca in Via della Consolata 1 bis nel cuore di Torino.

Il progetto è basato su un percorso didattico di ricerca e approfondimento dentro e fuori dall’aula che offre l’occasione di mettere in gioco le proprie competenze per fare scoprire ad altri studenti i beni artistici e naturali poco noti ma con ricchi un valore significativo per il sistema territoriale.

Per maggiori informazioni :

FAI – Fondo ambiente italiano – Mattinate
FAI – Fondo Ambiente Italiano – Apprendisti Ciceroni

Palazzo Saluzzo Paesana

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“La storia che non ho vissuto”

di Luca Buscemi 5^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Per capire chi siamo bisogna prima sapere da dove veniamo perché, proprio come suggerisce il titolo del programma Rai di Giovanni Minoli ” La storia siamo noi “, è importante sapere il perchè delle cose, avere delle risposte alle nostre domande, sapere in che modo siamo arrivati ad avere questa situazione politica e sociale e, forse, anche perchè la penseremo quasi sempre diversamente dai nostri genitori.
La storia che sto per raccontarvi inizia nel novembre del 1967 a Torino.
E’ qui che prima del maggio francese inizia a crescere una profonda voglia di cambiamento che darà vita ai movimenti del sessantotto.
Dopo quell’anno nulla sarà più lo stesso: ci saranno le battaglie di classe, gli studenti e gli operai saranno sempre più uniti, la rivoluzione sessuale, il diritto allo studio, il diritto all’aborto, il divorzio, verrà messa in discussione ogni cosa comprese le autorità.
Gli studenti otterranno maggiori diritti e, dopo un “autunno caldo”, anche gli operai otterranno uno statuto che li tutelerà .
La rivoluzione si farà sempre più dura e violenta, si creeranno movimenti extraparlamentari di estrema destra ed estrema sinistra che vorranno cambiare le cose usando tutte le modalità possibili portando così, nel dicembre del 1969, l’organizzazione di estrema destra “Ordine nuovo ” a far saltare in pieno centro  a Milano la banca nazionale dell’agricoltura.
Questo è l’inizio di un periodo definito in seguito ” anni di piombo “.
A raccontare questa storia sono principalmente le fotografie, i muri e i nomi piuttosto che le persone, perchè i muri conservano più a lungo cose che la memoria dell’uomo dimentica velocemente.
Come abbiamo anticipato, per capire chi siamo dobbiamo sapere da dove veniamo.
Questa storia è fatta di idee, gruppi segreti, stragi, bombe e coincidenze che legano in maniere indissolubile eventi e persone .
E’ il 9 marzo del 1979, Emanuele Iurillo, studente sedicenne dell’istituto Grassi di piazza Stampalia, sta per arrivare a casa sua in via Millio 64 , quando una pallottola gli trapassa il cranio.
L’agguato del quale è vittima, senza volerlo e senza saperlo, è la vendetta di una precedente sparatoia avvenuta al bar dell’Angelo di piazza Stampalia nove giorni prima nella quale morirono due militanti di Prima linea.
Questa coincidenza mise in crisi Torino e, a seguire, l’Italia intera .
Emanuele, però, non  è l’unica vittima di questi anni spietati, insieme a lui vi sono Roberto Crescenzio, studente ed operaio, vittima dell’attentato al bar dell’Angelo azzurro, le guardie carcerarie chiamate “i salvatori di Torino “, Carlo Casalegno e molti altri ancora.
Torino, oltre ad essere il palcoscenico di assurde vendette politiche e feroci sparatoie, è anche il luogo dove per anni viene iniziato e rimandato il processo alle brigate rosse.
Le continue sospensioni sono dovute alla paura ed è per questo motivo che alla Procura di Torino arrivano certificati medici che convalidano diagnosi di depressione, eufemismo della paura.
E’ importante dire che tutte le organizzazioni terroristiche non avevano tanto paura di ciò che si faceva contro di loro ma di quello che veniva scritto e detto contro di loro.
Per questo motivo, il 29 novembre 1977, in un palazzo di corso re Umberto  a Torino, viene ucciso a sangue freddo con quattro colpi di pistola Carlo Casalegno, che curava una rubrica sul quotidiano “La stampa” intitolata “il nostro Stato”, in cui esortava ognuno a non indietreggiare di fronte al terrorismo con una forza e una integrità morale che lo rendevano scomodo agli occhi dei brigatisti.
Alcuni anni dopo la morte del padre, il figlio, Andrea casalegno, anch’egli giornalista, riprese una storica frase del padre che diceva “un uomo può essere un ex brigatista, un ex terrorista ma non un ex assassino “.
Sul finire degli anni settanta, Torino è una città sofferente, dove il miracolo giornaliero è arrivare a cena e dove si ha paura di uscire dopo il crepuscolo, ma è anche una città che si vuole rialzare, che vuole sconfiggere il terrorismo e vuol ritornare a vivere.
Così iniziano ad organizzarsi assemblee per parlare, per confrontarsi e, dopo un primo momento di assenteismo, queste assemblee diventano oceaniche, temute dai terroristi che vi presenziano in incognito.
E’ il 1981, la stazione di Bologna salta in aria e inizia la crisi ideologica di tutte le organizzazioni extraparlamentari, il generale Dalla chiesa arresta, appena fuori Torino, Patrizio Peci, capo della colonna torinese delle brigate rosse. Insieme a lui altri pentiti iniziano a confessare .
Il maxi processo alle br viene riaperto e viene spostato nell’aula Bunker delle carceri  “le nuove ” .
E’ nel 1982 che si potrà dire conclusa l’era delle stragi , delle bombe , della paura e delle morti inutili .
Dal 1967 al 1982 le vittime delle stragi del terrorismo nella sola torino sono 16, 16 sono le famiglie colpite, 16 sono le vite interrotte, 16 sono le famiglie abbandonate dalla Stato perchè non avranno mai giustizia, perchè i colpevoli non verranno mai identificati né puniti.
I documentari e gli incontri presso il castello di Rivoli in occasione della mostra “La storia che non ho vissuto ” aiutano a dare un senso a quelle morti, a far si che non rimangano un evento passato e dimenticato.
E’ cosi che uno Stato si fa carico del lutto individuale e dei crimini irrisolti.
Con la memoria collettiva che permette alle nuove generazioni di comprendere i rischi ideologici degli estremismi e della violenza.

Sito : La storia siamo noi

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“La Storia Che Non Ho Vissuto”

di Vanessa Bennardo 5^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Le classi 5^As e 4^Es, il giorno 28 settembre 2012, si sono recate alla mostra “La Storia Che Non Ho Vissuto (Testimone Indiretto)” al Castello di Rivoli.
L’obiettivo della mostra è quello far “rivivere” anche alle nuove generazioni, in qualche modo, alcuni momenti indelebili della storia del nostro Paese  attraverso l’opere di sette giovani artisti.
Il percorso della mostra comincia con un video a cura della Rai intitolato “La Storia Siamo Noi”, in cui sono narrati fatti accaduti tra gli anni ’60 e gli anni ’70.
Giovanni Minoli, Presidente del Castello di Rivoli e promotore di questa mostra, afferma che “La Storia Siamo Noi” identifica fatti importanti della storia italiana che hanno ancora bisogno di essere raccontati e ciò può avvenire anche tramite l’arte.
Lo scopo non è solo aiutare il giovane pubblico ma sottolineare il ruolo educativo che può avere l’arte.
Beatrice Merz, Direttrice del Castello di Rivoli, afferma che l’arte si sta adattando ad un cambiamento di approccio all’informazione diventando quasi “giornalistica”, come fosse la “cronaca” di un evento piuttosto che la produzione di un dipinto.
Marcella Beccaria, Curatrice del Castello di Rivoli, ha selezionato questi sette artisti: Francesco Arena, Rossella Biscotti, Patrizio Di Massimo, Flavio Favelli, Eva Frappiccini, Goldiechiari e Seb Patane.
Questi sono alcuni dei principali esponenti di una nuova generazione di artisti italiani che, pur scegliendo diversi stili con cui esprimersi, provano lo stesso interesse verso la storia italiana del ‘900.
Le opere presentate nella mostra si riferiscono, per la maggior parte, a eventi tragici che si “allungano” fino al giorno d’oggi.
L’idea della dottoressa Beccaria è quella di “riconoscere la presenza vitale di un’arte tesa a riaffermare il proprio ruolo politico e sociale“.
Questo ruolo per l’arte serve a dimostrare che l’arte non può e non deve essere solamente oggetto estetico ma deve essere anche uno strumento educativo grazie al quale ogni opera possa raccontare la propria storia.

Gli artisti presenti sono:

Rossella Biscotti : – “Gli anarchici non archiviano” 2010. Ferro, legno, lettere tipografiche in piombo.

Goldiechiari : – “Dispositivi di rimozione”2011-2012.Collage,35 elementi.

                                 – “Genealogia di damnatio memoriae”2012.Alberi incisi.

–  Eva Frapiccini : – “Magnifici misteri”2012.Video HD cam,blue ray,7min.

                                        – “Muri di piombo”2005-2007.50 fotografie a colori.

Flavio Favelli : – “Cerimonia”2007-2010.Tela Airtex cucita,vernice.

                                   –  “Itavia Vl2″2010.Smalto su stampa a colori.

Francesco Arena : – “L’appartamento” 2012. Ardesia.

                                         – “18900 metri su ardesia” 2009. Ardesia.

Patrizio Di Massimo : – “Ritratto di Alfredo Casella” 2012. Olio su tela.

                                                – “Fuga dal disordine” 2011. Registrazione video.

Goldiechiari sono un duo artistico composto da Sara Goldschmied e Eleonora Chiari. Nella mostra sono presenti due loro opere.
La prima, “Genealogia di damnatio memoriae”, è stata realizzata utilizzando grossi alberi sui quali le artiste hanno inciso elenchi di date e luoghi, nella maggior parte legati ad eventi drammatici.
L’opera vuole rappresentare come molti avvenimenti possano segnarci come una scritta intagliata su un albero, fanno male e non devono, anzi, non possono essere dimenticati. L’opera “Dispositivi di rimozione” è una serie di collage realizzati con foto delle stragi e immagini di donne nude e seminude mescolando l’erotismo con la tragedia.

Lo scopo delle artiste è quello di costringere l’occhio dell’osservatore a rivedere i momenti terribili della storia e a domandarsi se dimenticare questi fatti non sia “la piu’ brutta forma di pornografia mai esistita“.

Rossella Biscotti nell’opera “Gli anarchici non archiviano”, costituita da grandi pannelli con caratteri da stampa collocati su cavalletti di ferro, vuole concentrare la sua indagine sul passato che viene proiettato nel presente.
L’artista unisce le sue ricerche negli archivi con diversi sopralluoghi per far capire il rapporto fra la storia e le sue opere.
Le sue indagini partono dal fascismo prendendo spunto dallo slogan del 1937.
La sua installazione ci mostra come, all’epoca, un’attività di interesse pubblico potesse diventare uno strumento per diffondere gli ideali fascisti.
In relazione a questa riflessione l’artista propone lo slogan “La cinematografia è l’arma piu’ forte“.
Questa frase è proiettata sullo schermo del cinema Massimo per tutta la durata della mostra.

Eva Frappiccini offre una ricostruzione di eventi tramite due media differenti:

– Foto, giornali;

– Video.

L’opera “Muri di piombo” nasce dall’approfondimento sugli ‘anni di piombo’ della seconda meta’ degli anni ’70.
Vengono utilizzate cinquanta fotografie scattate dall’artista nei luoghi degli attentati nello stesso mese in cui sono accaduti.
Si crea così un ibrido artistico aggiungendo all’opera fotografica gli articoli pubblicati sui quotidiani dell’epoca.

“Magnifici misteri” è un video che nasce dal desiderio di ascoltare.
Prende spunto da un evento capitato alla famiglia dell’artista ed è una riflessione sulle modalità in cui la storia può ripetere se stessa e rivivere negli stessi luoghi.

Flavio Favelli. Nelle sue opere la sua memoria personale si intreccia con quella collettiva.
L’opera”Cerimonia” nasce dal ricordo degli anni della tragedia di Ustica.
L’artista ricostruisce l’aereo, il DC9 IH 870 delle aviolinee italiane, con tela cerata bianca in porzioni separate con le stesse dimensioni del relitto.

Francesco Arena presenta due opere.
“L’appartamento”, una grande lapide composta da tre elementi di 2m x 1m caduna di ardesia incisa, in cui l’artista compone una sorta di racconto breve utilizzando tutte le lettere che compongono i nomi della lista della Loggia Massonica P2 pubblicati nel Maggio 1981.

“18900 m” è il titolo della seconda opera, realizzata sempre su ardesia, sulla quale Arena incide linee per un totale di 18900m che corrispondono al tragitto dell’ultimo giorno di vita di Pinelli, il ferroviere anarchico arrestato con l’accusa della strage di P.zza Fontana del 1969 che morì precipitando dalla finestra dell’ufficio del Commissario Luigi Calabresi della questura di Milano il 15\12\’69.

Patrizio Di Massimo opera su sovrapposizioni e scollamenti che nascono da molteplici interpretazioni e testimonianze meno ufficiali. Nel video “Fuga dal disordine” – 2011 – in una cornice architettonica razionalista degli anni ’30, l’attore recita un testo ispirato ad eventi storici ma completamente rivisto dall’artista.
Il video mostra le figure chiave, Italo Belbo e Margherita Solfatti, del rapporto tra il movimento artistico del ‘900 e l’ideologia fascista.
Sono presenti anche le opere “Ritratto di Alfredo Casella” – 2012 – in cui l’artista rielabora l’omonimo dipinto di Giorgio De Chirico del 1924. Nell’opera “Negus ha detto: datemi il leone, tenetevi le stelle!” – 2010 – Di Massimo rievoca un episodio legato all’occupazione italiana dell’Abissinia (Etiopia).

A mio avviso l’utilizzo dell’arte come strumento per la conoscenza è molto efficace ed utile perché le opere, oltre ad essere belle formalmente, con il supporto dei documentari de “La storia siamo noi”, diventano piu’ comprensibili e più incisive, soprattutto in questo caso in cui è rappresentata la storia recente che tanto ha influito sul nostro presente ma che la nostra generazione non ha vissuto.

Sito : La storia siamo noi

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La Storia che non ho vissuto (testimone indiretto).

La strategia della tensione.

di Allegri Laura 5^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino

Il castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, diretto da Marcella Beccaria, in collaborazione con Rai 150, la Stampa e sette giovanissimi artisti emergenti, promuove un progetto importante, correlato da una mostra tematica, dal nome “La storia che non ho vissuto (testimone indiretto)”.
Il progetto dispone di ricerche e filmati documentaristici di luoghi e personaggi testimoni diretti di eventi storici, al fine di far conoscere “ai nuovi giovani” un passato che non è poi così lontano o troppo diverso dalla dimensione odierna…
Il programma assolve alle sue fondamentali funzioni: da quella divulgativa a quella formativa e, soprattutto, alla sua funzione educativa, attraverso il racconto storico.
Questo, non deve essere legato ad un sentimento commemorativo, anzi, deve essere oggetto di riflessione che, con cognizione, giunga a dare risposte utili per le questioni dei giorni nostri.
La narrazione dei filmati si incentra sulla precaria condizione politica e sociale dell’Italia degli anni del “Boom Economico” che vanno orientativamente dal ’69 all’’82, dove vi fu un’estremizzazione della dialettica politica che giunse a tradursi in lotta armata, violenza di piazza e terrorismo.
Il primo episodio è quello della “Strage di piazza fontana” di Milano, simbolicamente ritenuto come prima azione di terrorismo in Italia, avvenuto il 12 dicembre del ’69.
La strage ebbe lo scopo di destabilizzare la situazione nazionale e la democrazia, influendo sul sistema politico.
Per un decennio, i cittadini vissero una situazione di terrore e confusione.
La strage di piazza Fontana fu qualcosa di più che solo un attentato terroristico, fu il tentativo di provocare una deflagrazione sociale e la proclamazione dello stato d’emergenza.
La strategia della tensione venne condotta attraverso l’infiltrazione di agenti segreti (sia italiani che stranieri) nei gruppi terroristi.
Questi avevano il compito di persuadere i gruppi politici più radicali a feroci azioni di terrore verso l’opinione pubblica.
A distanza di più di trent’anni dalle bombe di piazza Fontana, ancora non si conoscono con certezza i reali responsabili delle operazioni ed i processi sono rimasti inconclusi oppure archiviati per insufficienza di prove.
Il ricordo degli eventi viene descritto nella prima parte del filmato proposto in modo dettagliato e con un’atmosfera di grigiore… cito D’Ambrosio: “Era una delle tipiche giornate di quel periodo, Milano era invasa dallo smog, c’era molta nebbia e le luci stavano accese tutto il giorno […]”.
La Banca Nazionale  quel giorno, come tutti i giovedì, chiudeva più tardi; gran parte dei clienti appartenevano all’associazione degli agricoltori.
Alle 16 e 37 scattò programmaticamente l’ordigno contenuto in una valigia di pelle di casa tedesca (nera o marrone, come spesso usate in quel tipo di operazione), che provocò ottanta feriti e diciassette morti, dei quali ritrovarono parti a pezzi ovunque.
Ad essere colpite furono tutte vittime innocenti, colpevoli di trovarsi nel luogo sbagliato, nel momento sbagliato.
Da parte dello Stato è emersa una grande omertà che non ha né risolto, né bloccato i casi.
Milano si trovò inginocchiata, ed illusa dalla promessa di giustizia fatta dallo Stato… Quella giustizia non venne mai resa alla Repubblica.
Iniziarono lunghissime indagini, seguite da interminabili processi, i primi ad essere indiziati furono gli anarchici, collettivo rappresentato come oscuro; nell’immaginario pubblico apparivano disorganizzati e lontani dalle altre forze politiche, quindi facilmente oggetto di rappresaglia.
Poi, si pensò come responsabili, ad alcuni “capi” di gruppi radicali di destra, che si fingevano anarchici, ma anche questi ultimi furono considerati poi innocenti…
La cerchia dei sospettati andava anno dopo anno ad ampliarsi sempre di più e, nel frattempo, le forze dell’anti-stato crescevano a dismisura; per questo motivo gli anni di piombo hanno segnato gli anni più neri che il nostro Stato avesse vissuto.
Il regime democratico, con la CIA e gli apparati di sicurezza dello Stato, cercarono di occultare la verità dell’intera vicenda e la novella raccontata al pubblico negli anni non è stata che una vergognosa farsa.
A conoscenza di ciò, e con l’esperienza che la storia tramanda, tocca a noi prendere visione di ciò che realmente accadde e non cedere all’oblio.

Sito : Castello di Rivoli

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