Presentazione del libro “Uomini che pagano le donne” di Giorgia Serughetti.

a cura di Enea Barberis Jalla 4^Bs

È sempre un bene per uno studente ampliare il proprio bagaglio di conoscenze in ambiti diversificati, dovesse trattarsi anche solo di una spolverata di informazioni.
Ho quindi colto al volo l’occasione, lo scorso 4 aprile, per andare alla presentazione di un saggio con tema il fenomeno della prostituzione, alla Fondazione dell’Avvocatura di Torino.
Erano presenti in qualità di relatori l’autrice Giorgia Serughetti, ricercatrice dell’Università di Milano in merito a Fenomeni Migratori e Relazioni di Genere, Laura Onofri del Comitato Se Non Ora Quando di Torino, Stefanella Campana, giornalista di La Stampa, Paolo Borgna, Magistrato della Procura di Torino da anni facente parte di un gruppo di giuristi che si occupano di sicurezza urbana, e Domenico Matarozzo del Cerchio degli Uomini, facente parte di un’organizzazione Torinese con l’obbiettivo di fornire uno sportello di ascolto ad uomini che abitualmente fanno uso di sesso a pagamento.
Da notare a mio avviso è il fatto che la stragrande maggioranza delle persone presenti avessero passato i cinquant’anni.
Sono del parere che sarebbe invece opportuno che su tali argomenti ci fosse un interessamento soprattutto da parte delle fasce più giovani della società.
Il saggio è incentrato sulla figura del cliente, questione non spesso affrontata in molti altri testi che parlano dell’argomento.
In effetti, come affermato da Romana Ghiglioni, autrice del libro “Questione prostituzionale”, alla fine dell’incontro, se nel corso della storia per definire una prostituta sono stati trovati epiteti variegati quanto dispregiativi, per quanto riguarda i “clienti”, generalmente si è portati ad utilizzare termini più delicati: cliente, per l’appunto, piuttosto che destinatario della prestazione, piuttosto che fruitore ultimo.
Per rifarsi a dati concreti, si riporta che il mercato del sesso a pagamento in Italia basa la sua esistenza su un numero approssimativo di 9 milioni di clienti (sono inclusi nel conto tutti gli uomini che hanno pagato una prestazione almeno una volta nella vita), per un introito di circa 30-50 miliardi l’anno.
Delle prostitute oggi attive, il 75% lavora in strada e solo il 30% è volontario.
È un dato di fatto che le posizioni dei vari Paesi nei confronti del fenomeno della prostituzione sono piuttosto diversificate.
Per restare in ambito europeo, se in Svezia, a partire dal 1999, sono state introdotte sanzioni restrittive nei confronti dei clienti, più che in quelli delle prostitute, in Olanda e Germania la prostituzione è considerato un lavoro al pari di altri.
Questo dimostra che un sentimento più permissivista nei confronti di questo fenomeno non lo si ha solo in Paesi dove prosperano miseria e povertà come spesso si crede, ma anche in quelli considerati membri di spicco della civiltà occidentale.
Procedendo riguardo al cosiddetto cliente, questo risulta maggiormente presente in uno specifico ramo della società ma parimenti in tutti i gruppi sociali.
Le motivazioni della richiesta, per altro in netto aumento negli ultimi anni, sono molteplici: la necessità di variare, il bisogno di dominare un’altra persona, il bisogno di discutere dei temi più svariati.
Quest’ultima motivazione risulta generalmente poco apprezzata dalle prostitute, che si ritrovano a dover operare in un campo, quello psicologico, diverso da quello loro abituale.
L’aumento della richiesta di prestazioni sessuali a pagamento iniziata a partire dal 1960 e riscontrata in quantitativi notevoli nel nuovo millennio, sembra andare di pari passo con la crescente emancipazione femminile e della conseguente minore disponibilità di una certa percentuale di donne come partner sessuali per il solo volere degli uomini.
Questo parrebbe essere motivato dal fatto che una grossa fetta degli uomini vede nella parità dei diritti della donna una sottrazione di potere.
Per quanto riguarda il fenomeno in generale, è bene operare delle distinzioni, in quanto questo è spesso eccessivamente generalizzato, mentre invece sono presenti situazioni diverse tra loro.
Per cominciare è bene specificare che non tutta la prostituzione è quella che si definisce “tratta”.
Fondamentalmente esistono tre tipi di prostituzione.
La prostituzione autonoma, che è tale nel momento in cui la prostituta opera solo quando lo desidera ed ha la possibilità di rifiutare il cliente (questa tipologia costituisce la percentuale minore).
La prostituzione sfruttata, nella quale la prostituta è costretta a consegnare ad altri parti significative dei suoi proventi ma mantiene comunque un minimo di libertà.
La prostituzione sotto tratta, nella quale la prostituta viene soggiogata e non ha alcuna libertà di movimento né la possibilità di avere contatti.
È in questo ambito che sono maggiormente presenti gli episodi di tragica e brutale violenza (come ad esempio lo sfregio delle braccia con lo straccio imbevuto di acido), come riportato dal Dottor Borgna, che elenca tra le motivazioni principali della violenza per rappresaglia, il trattenere denaro (spesso nel tentativo di farlo avere a famiglia e parenti), il rispondere malamente ai capi ed ancor più l’affezionarsi ai clienti.
Quest’ultima motivazione ha una ragione fondamentale.
Come conferma il Dottor Borgna, che ha discorso delle sue esperienze come magistrato, sono spesso i clienti che stringono un legame emotivo con la prostituta a svolgere un ruolo rilevante nel consentire a questa di sfuggire al giro della criminalità organizzata, spingendola ad andare in questura per sporgere denuncia (e a volta accompagnandocela), piuttosto che recandosi essi stessi in cerca di aiuto e supporto.
Per quanto riguarda la prostituzione sotto tratta, risulta che siano più spesso le ragazze/donne nigeriane immigrate a diventarne vittima, a causa di una fitta rete che le organizzazioni di sfruttamento gestiscono qui in Italia come nel paese d’origine.
Riferendoci invece alla prostituzione autonoma, la crisi economica ne ha fatto aumentare l’offerta in modo rilevante.
Cercando di reperire delle soluzioni a queste problematiche, si potrebbe essere portati ad abbracciare il modello svedese, che mira a sanzionare la richiesta nel tentativo di rendere improduttiva l’offerta.
Sfortunatamente si è osservato che nonostante le misure approvata dal governo svedese, la richiesta ha continuato ad aumentare in percentuali rilevanti.
Il Dottor Borgna ritiene che per affrontare queste situazioni sia innanzi tutto necessario accettare pienamente le prostitute come cittadine, di modo da garantire i loro Diritti Fondamentali.
In Italia è presente un ampio strumento penale impiegabile per contrastare il dilagare dello sfruttamento, a qualunque livello esso sia.
Sfortunatamente, il Codice Penale è un’arma spuntata, in quanto è estremamente difficile applicarlo a quello che possiamo definire un crimine di massa, essendo i consumatori abituali circa 2 milioni.
Un limite è probabilmente anche imposta dalla lentezza delle procedure penali del nostro paese.
Secondo il Dottor Borgna, nel caso della prostituzione volontaria, lo Stato dovrebbe mantenere una posizione neutrale.
Per quanto riguarda il cliente invece, questo dovrebbe subire una stigmatizzazione sociale, oltre che civile, nel momento in cui sia consapevole di una situazione di violenza e sfruttamento.
Concludiamo quindi con i commenti di Romana Ghiglioni, già citata in precedenza, secondo cui il primo gesto di una rivoluzione nel modo di porsi e chiamare le cose con il loro nome: se gli epiteti per definire una prostituta si sprecano, anche il cliente merita di “battezzato”.

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FOTO LIVE PERFORMANCE MUSICALE

Un pubblico partecipe e divertito ha seguito Sabato 27, alle 16,30, nelle sale della mostra Ars Captiva, la visita suonata dei due giovani jazzisti torinesi, Ivan Bert alla tromba e Paolo Celoria al sassofono.
L’evento organizzato da Marco Basso e Roberta Testa ha coinvolto alcuni studenti del Passoni che hanno letteralmente “dipinto” i musicisti durante la loro performance musicale.
Si è trattato di una improvvisazione pittorica su una improvvisazione musicale.
All’ evento hanno partecipato gli studenti del Liceo Classico Cavour, che recensiranno la mostra e gli interventi musicali con testi che verranno pubblicati sul blog e giornali scolastici.

Foto di Giovanni Perotto :

 

 

 

 

 

Foto di Sarah Falanga :

 

 

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RECENSIONE AL CONCERTO DEGLI AFTER WORK SOCIAL CLUB

di Damir D’Amico   3^E

ARS Captiva prosegue sabato 20 aprile dopo l’inaugurazione al  Museo di Scienze Naturali presso il Jazz Club di p.zza Aldo Fusi.
Qui si sono riuniti (alle ore 22), alcuni docenti ed il personale del liceo artistico Passoni , con una performance live, in cui si sono alternate cover di celebri canzoni rock ‘n’ roll e r’n’b.
Gli “After Work Social Club” sono il “super gruppo” formato dal prof. Fulvio Donorà circa cinque anni fa, docente di discipline pittoriche munito per l’occasione di una fender statocaster.
Nella formazione attuale troviamo alla batteria il prof. Massimo Mancin, al basso Antonio Bartolucci e le vocalist Felicita Bertero con le prof. Paola Giorgis e Susanna Ossola (che ci ha dato prova delle sue notevoli capacita’ vocali interpretando “oh, Darling” dei Beatles), alla tastiera Alfredo Repetti, al sax Paolo Celoria.

È stata una divertente serata all’insegna della musica che ha riunito, in occasione dell’ inaugurazione di Ars Captiva docenti, studenti, musicisti, pubblico vario e l’ormai onnipresente Pass[i]oni  Blog.
I docenti fuori dalle mura scolastiche hanno offerto una loro versione piuttosto inedita divertendosi a stupire gli studenti presenti con una vera performance da rockstars!

Foto :

– Al concerto degli after work social club – Giovanni Perotto 3^E

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RECENSIONE INAUGURAZIONE ARS CAPTIVA

di Anita Brazzalotto, Ilaria Dapinguente & Donatella Bruscella 4^As

Il giorno 20 Aprile 2013 in via Giolitti 36,sede del “Museo di Scienze naturali” inaugura la biennale di Ars Captiva.

L’incontro si apre alle ore 18 con i saluti di Paolo Facelli, direttore di Ars Captiva, che presenta il progetto e le attività  svolte dalle scuole che partecipano all’evento; sono inoltre presenti: Gianpiero Leo, Consigliere Regionale, Paolo Lizzi, Presidente di Ars Captiva, Luigi Ratclif per l’Assessorato alla cultura Città di Torino, Segretario del GAI (Giovani Artisti di Torino), Guido Curto per l’Accademia Albertina, Chiara Alpestre Dirigente del Primo Liceo Artistico, Giuseppe Bertero Dirigente del Liceo Artistico Cottini, Paola Ravetti del Consiglio di Amministrazione del Castello di Rivoli e tutti i docenti che hanno promosso e coordinato il Progetto Ars Captiva.

Dopo le dovute presentazioni e ringraziamenti i ragazzi del  Liceo Musicale Aldo Passoni hanno messo in scena una performance di musica e danza diretti dal Professore di indirizzo Lobello.

Le scuole che partecipano a questo progetto sono : Liceo Artistico Cottini, Liceo Artistico e Musicale Passoni, Accademia Albertina di Belle Arti, Primo Liceo Artistico, Liceo Artistico Buniva di Pinerolo e l’Istituto Albe Steiner.

Le opere presenti sono per la MOSTRA 2:
“Ritmo Musicale” di Davide Robaldo e Nicolò Lojero del Liceo Artistico Cottini,
“Panni di musica” di Lorenzo Guarnalleschi  ed Elena Lucarno del Liceo Artistico Cottini, “Note in Libertà” di Enrica Baio, Elena Fattore del Liceo Artistico Cottini, Giorgia Lasuschi, “Heart Beat” di Amanda Cagliero ed Erika Guidi del Liceo Artistico-Musicale Aldo Passoni, “Musica Fluttuante” di Mars Tara dell’Accademia Albertina di Belle Arti
ed infine “Jazz Libero” di Mohsen Baghanejad sempre dell’Accademia di Belle Arti,
“Stain Groove P.510″ di un gruppo di studenti del Primo Liceo Artistico,
” Jazztoon” di Leonardo Tacconella del Liceo Artistico Cottini,

“Video All” è una raccolta di video di Autori vari:
“8286 Red Trailer” di Davide Mantovani del Liceo Artistico Buniva del Pinerolo,
” Summertime” di Francesca di Roberto, Maddalena Negrini e Sara Zulian del Liceo Artistico Cottini,
“Giant Steps” di Roberta Corvasce, Chiara Milano e Chiara Pisano del LAM Passoni, “Freedom” di autori vari del Liceo Artistico Cottini,
“ContaminAzione” di Autori vari del Liceo Artistico Cottini.

Per la sezione MOSTRA 1:
“Ars Captiva Groove” di Marco Costantini e Jennifer De Virgilis del Liceo Albe Steiner, 8286 Red di Autori vari del Liceo Buniva di Pinerolo,
” Take the “A” Stairway” di Giovanna Bonfante e Giulia Salomone del LAM Passoni,
” Daily Colors” di Davide Saladino del LAM Passoni,
“Contrabbasso” di Marco Clementino del Liceo Artistico Cottino,
” Dear Satchmo” di Flavio Rossi del Liceo Artistico Cottini
e “le chiavi della musica” video di una lezione tenuta da Prof Basso  Deinos con il coordinamento di Giulia Mola.

All’evento inaugurale hanno partecipato numerosi studenti dai docenti e si è registrata una affluenza di pubblico davvero sorprendete che dimostra come l’iniziativa che offre ai ragazzi l’opportunità di mettersi ” in mostra” al di fuori del contesto scolastico sia gradita e sentita.

A conclusione della presentazione gli organizzatori della mostra hanno invitato tutti i presenti alle ore 21.00 per concludere la serata,  al “Jazz Club” in Piazzale Valdo Fusi per assistere al concerto dei “After Work Social Club” composto da docenti e personale del Passoni e del Cottini.

Foto :

Ars Captiva – Alessia Spanu 3^

– Ars Captiva – Fabiana Bertolino 3^

– Ars Captiva – Prof. Dario Colombo

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ARS CAPTIVA GROOVE

Sabato 27, alle 16,30, nelle sale della mostra Ars Captiva, è in programma una visita suonata da due giovani jazzisti torinesi, Ivan Bert alla tromba e Paolo Celoria al sassofono. E’ organizzata da Marco Basso, giornalista, critico musicale e docente di storia dell’arte che ha seguito il percorso di Ars Captiva curando in tutte le scuole degli incontri che illustravano il linguaggio e la storia del jazz. Il prof. Basso sarà presente per rispondere a eventuali domande degli studenti del Liceo Classico Cavour, che recensiranno la mostra e gli interventi musicali con testi che verranno pubblicati su blog e giornali scolastici.

IVAN BERT

Trombettista e compositore torinese, studia prima da autodidatta e poi con Alberto Mandarini, Paolo Fresu, Gianpaolo Casati, Marco Tamburini. Diplomato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Torino, dipartimento Jazz, con i maestri Furio Di Castri e Giancarlo Gazzani, presenta la tesi “ La rivoluzione elettrica di Miles Davis” che genera l’estetica sonora della sua Dark Magus Orchestra e dell’Ensemble PARVAT 6. Parallelamente all’attività concertistica,  collaborazioni per produzioni di Elettronica, Dub Reggae, Afro Beat, Hip Hop, canzone d’autore e Indie Rock, ha una intensa attività di composizione dedicata al Teatro ed alla Danza Contemporanea.
Per qualche anno si è dedicato alla realizzazione di colonne sonore per documentari multimediali dedicati alla storia dell’arte per Giovanni Fabbri.
Nell’ambito della letteratura collabora alla realizzazione di readings con autori contemporanei tra i quali Jonathan Coe (2010). 
Attivo nel diffondere sul territorio il  jazz, la musica di confine, fonda il MEREDITH4et.
Nel febbraio 2013 cura l’ideazione e la direzione artistica dello spettacolo Illusion Corners al Teatro Parenti di Milano collaborando con il Meredith4et, Achille Succi, il Maestro Enrico Intra, il critico e storico dell’arte Philippe Daverio e l’Actionpainter Renzo Francabandera.

PAOLO CELORIA

Sax tenore, soprano, flauto, inizia la sua storia musicale nel settembre 2002 presso la Scuola Civica di Torino con Carlo Actis Dato, frequenta la scuola per 4 anni seguendo corsi complementari di teoria e solfeggio con Igor Sciavolino e Fabio Gurian, entrambi sassofonisti.
Terminato il corso di studi si dedica da autodidatta ad approfondire i diversi linguaggi dello  strumento e nel 2006 costituisce assieme a Davide Bissacco, Emanuele Borio e Vittorio Vicari la “Blue Tangerine Band”, gruppo con radici rock/funk e un’anima progressive, con il quale calca quasi tutti i palchi della scena torinese ottenendo buoni piazzamenti in alcuni concorsi indetti dalla regione Piemonte. 
Conclusa questa parentesi, sentendo sempre l’esigenza di migliorare e di affinarsi, Paolo prende lezioni dal maestro Alfredo Ponissi.
Passato un altro lungo periodo da autodidatta,  individua in Diego Borotti l’insegnante più adatto per proseguire il suo percorso musicale. 
E’ tutt’ora allievo di Diego Borotti e del maestro Pino Russo presso la Jazz School Torino.
Nel 2011 fonda , con l’amico Davide Bissacco e Leonardo Pasquali gli “Ordinary People”: un cd all’attivo e una densa attività concertistica caratterizzano il 2012.

ARS CAPTIVA GROOVE, giunta alla quarta edizione, apre verso una nuova prospettiva. Lascia la storica sede delle Ex Carceri Nuove di Torino, che hanno identificato in maniera vincolante e suggestiva il progetto delle precedenti biennali, per cogliere l’opportunità offerta da Torino Jazz Festival di creare un nesso tra giovane arte e musica.
L’edizione 2013 presenta una serie di opere ed eventi ispirati alla tematica GROOVE, cioè all’humus originario della musica nera che costituisce il nucleo ritmico e dinamico dell’improvvisazione.
Ne sono scaturiti video, installazioni, sonorizzazioni d’ambiente, performance a carattere acustico-teatrale-coreografico, tutti realizzati a conclusione di un percorso formativo originale e strettamente collegati agli spazi aulici del Museo Regionale di Scienze Naturali.

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Ai docenti e alle classi

Ai docenti
Alle classi

Oggetto:  PASS[I]ONI, il blog degli studenti  dialoga su Arte di insegnare e arte di apprendere – idee e parole chiave

PASS[I]ONI, il blog degli studenti del Liceo Artistico Aldo  Passoni, Primo Liceo Artistico di Torino, Liceo Classico Norberto Rosa di Susa e “Il Giornale dell’arte”, seguirà come media partner gli eventi  della quarta edizione di Ars Captiva con una sezione dedicata.
http://studentipassoni.wordpress.com/.

Nell’ambito di ARS CAPTIVA GROOVE, il blog PASS[I]ONI invita gli studenti della redazione, le classi e i docenti all’incontro che si terrà il 23 aprile 2013 dalle ore 15 alle 16,30 nel salone del Museo di Scienze Naturali di Torino, sul tema: Arte di insegnare e arte di apprendere – idee e parole chiave.

Studenti e docenti, partendo dall’esperienza del blog, cercheranno insieme  idee e parole chiave utili a   creare un ambiente di apprendimento gratificante.

PASS[I]ONI è un progetto pilota per contribuire alla preparazione degli studenti nel campo di beni  artistici e culturali.
Condivide con Ars Captiva la ricerca verso attività didattiche che stimolano gli studenti a divenire  protagonisti del processo  di apprendimento.

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“Picciridda” dedicato a Rita Atria

Venerdì  03 maggio alle ore 21,00
presso il teatro Perempruner di Grugliasco
(Piazza  Matteotti 39)

presentano

Picciridda
dedicato a Rita Atria

testo e regia di Pietra Selva
collaborazione alla messa in scena di Laura Balocco
in scena la classe 2 F

“Picciridda”, così affettuosamente Paolo Borsellino chiamava Rita Atria.
L’aveva adottata, intuendo fino in fondo la grande solitudine della giovanissima testimone di giustizia.
Lo spettacolo, attraverso la storia esemplare di Rita Atria, intende accendere i riflettori sul problema dei testimoni di giustizia in Italia, di cui poco o nulla si sa.
Intende farlo raccontando questa storia in modo corale, attraverso l’interpretazione appassionata e rigorosa di giovani allievi-attori.
Il coro incarnerà il popolo, la “ famiglia”, come un’onda che danza, canta, narra.
Il coro creerà lo sfondo emotivo e sociale del dramma.
Dal coro emergeranno i personaggi che al coro torneranno: nessuno sarà Rita e tutti saranno Rita.
Le sue parole prenderanno vita sulla scena e diverranno canto che invoca la speranza di una vita migliore, l’amore e i sogni cari ai giovani, canto che chiede giustizia per tutti i vivi e i morti.

Sinossi

Rita Atria è una ragazza siciliana di famiglia mafiosa, che vede morire prima suo padre e poi suo fratello.
Dal dolore profondissimo nasce una rivolta morale che la porta a diciassette anni a raccontare tutto quello che ha sentito fin da bambina in casa.
Rita incontra così Paolo Borsellino che la accoglierà come un padre.

A seguire interventi di :  Nadia Bertuglia, musicista, Associazione Orme 
Andrea Sacco, Libera Piemonte

A parziale copertura delle spese del teatro, l’ingresso è di euro 4 (ridotto a 10 euro ogni 3 spettatori).
Ingresso gratuito per bambini con meno di 10 anni.

Si prega di prenotare entro giovedì 2 maggio ai numeri: 011787780/ 7808717

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Domenica 21 aprile ore 17.00 a SUSA – Castello della Contessa Adelaide “Adesso… Cuore”

susa

“L’ARTE CONTEMPORANEA AL VALSUSA FILMFEST”

Mostra “Femminile plurale” e “Adesso…Cuore”, performance fra pittura, musica e poesia, in collaborazione con il Centro Promozione “Arte e Arti” di Bussoleno

Domenica 14 aprile ore 17.00 a SUSA – Castello

Inaugurazione mostra di arte contemporanea “Femminile Plurale”

La mostra rimarrà aperta al pubblico nei giorni 18, 19, 20, 21 e 25 aprile dalle 16.00 alle 19.00

Domenica 21 aprile ore 17.00 a SUSA, Castello della Contessa Adelaide

“Adesso… Cuore” performance artistica fra pittura, musica e poesia con Daniela Baldo, Norma Canonizzo e Gisella Viero.

Il titolo della XVII edizione del Valsusa Filmfest è “Donne e Libertà” in quanto, oltre ai temi consueti della memoria storica e della salvaguardia  dell’ambiente, vengono riservate SUSAAAAAAAAAAAAAsezioni di  concorso  ed eventi speciali dedicati  alle  donne,  con  una  particolare  attenzione  ai  crescenti casi  di  femminicidio,  e  a  vicende  legate  a  conquiste e  privazioni di  libertà  individuali  o  collettive,  con  approfondimenti  particolari sui casi delle carceri.

Grazie  alla  collaborazione  con  il  Centro  Promozione  Belle  Arti

‘Arte e Arti’ di Bussoleno il programma del XVII Valsusa Filmfest propone due interessanti appuntamenti con l’ARTE CONTEMPORANEA al Castello di Susa: Il 14 aprile alle ore 17 verrà inaugurata la mostra Femminile Plurale, una selezione di opere d’arte contemporanea che potrà poi essere visitata nei giorni 18, 19, 20, 21 e 25 aprile dalle 16.00 alle 19.00 ed il 21 aprile Daniela Baldo, Norma Canonizzo e Gisella Viero presentano “Adesso… Cuore” performance artistica fra pittura, musica e poesia che si materializzerà su un’enorme tela sulla base di testi scelti accuratamente.

“Femminile Plurale” è una selezione d’ Arte contemporanea la cui convocazione è stata proposta con il seguente concept:

Donne. Sensibili, fragili, invisibili, frenetiche, appagate, serene, sensuali, forti, ironiche. Storie di donne nella quotidianità, nella specificità dei ruoli di genere, nell’originalità spirituale, nell’essenza e nella banalità.
Donne che cambiano il mondo, che si impegnano e soffrono.
Donne che nascono, che muoiono e che danno la vita.

L’iniziativa ha riscosso un notevole successo visto che sono arrivate ben 93 opere – 73 dipinti, 16 sculture e 4 fotografie – da artisti italiani, un francese, due cinesi e uno bulgaro ed il risultato sarà visibile in questa grande mostra artisti provenienti dall’Italia e dall’estero nella cornice prestigiosa del Castello della Contessa Adelaide di Susa.

All’interno della rassegna sarà allestita “La riservatezza che si deve al dolore”, piccola mostra nella mostra dedicata alle donne che subiscono violenza con libere interpretazioni di allieve del centro ‘Arte e Arti’ e con interventi di gruppi di studenti del Liceo Scientifico di Bussoleno.

“Adesso… Cuore” è una performance artistica fra pittura, musica e poesia che viene realizzata da Daniela Baldo, Norma Canonizzo e Gisella Viero.
Sulla base di testi scelti accuratamente la performance prenderà vita con un intreccio di poesia, musica e pittura che si materializzerà su un’enorme tela alla presenza del pubblico. Interessante connubio tra le arti che si incontrano e, per mano di tre artiste donne, daranno origine ad un percorso capace di catturare lo spettatore conducendolo in un’altra dimensione, fatta di emozioni e di vibrazioni interiori.

Associazione Valsusa Filmfest – Tel e fax 011 9644707 – www.valsusafilmfest.it – segreteria@valsusafilmfest.it

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ARS CAPTIVA

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Un giorno a Roma

a cura di Enea Barberis Jalla 4^Bs

I viaggi di istruzione nelle città di rinomata importanza artistica saranno sempre fondamentali per arricchire il background culturale degli studenti.

Ecco di seguito la cronaca della giornata di una 4^ liceo artistico in visita alla capitale.

Roma, 6 marzo 2013

II giorno di viaggio

Hard rock Roma 4^EsIl secondo giorno di un viaggio d’istruzione è sempre quello più interessante, non tanto a causa del programma quanto a causa del fatto che si è entrati nel pieno della “routine di trasferta”, la sveglia, la colazione in Hotel, le visite ai musei e ai monumenti della città, la pausa pranzo e l’ora di libertà, il rientro, la cena e il riposo (in teoria).
Ammetto che tale dichiarazione può apparire banale ma da studente confermo che sono proprio questi semplici particolari a dare gusto all’uscita dagli schemi della vita quotidiana.

L’impegno e la fatica da parte di studenti e insegnanti non sono mancati, dalla scomodità della metropolitana romana alle marce chilometriche sotto la pioggia alle altrettanto lunghe visite guidate nei musei più famosi d’Italia.

Città del Vaticano

La Città del Vaticano nacque nel 77 d.C., dopo il martirio di San Pietro.

Divenne uno stato autonomo e riconosciuto nel 1929 con Pio XI che firmò con Mussolini i Patti Lateranensi, sui quali i rapporti tra Chiesa e Repubblica Italiana si regolano tutt’ora.

Lo Stato Pontificio si trova sulla riva destra del fiume Tevere, intorno alla Basilica di San Pietro.
Nel 1936, per ordine di Mussolini, vennero abbattuti i borghi antistanti al colonnato del Bernini, per costruire quella che oggi è Via della Conciliazione. Tale atto aveva il valore simbolico di unire il Vaticano con i palazzi sedi del governo Italiano, di modo da rappresentare la fine dei dissidi tra Stato Italiano e Chiesa.

Musei Vaticani

L’attuale ingresso dei Musei Vaticani è stato costruito in occasione del Giubileo del 2000, evento che ha portato nella capitale un numero impressionante di fedeli.

Il precedente ingresso era invece stato costruito nel 1930.
La Pinacoteca Vaticana è una delle più importanti del mondo e raccoglie opere d’arte di valore leggendario.

In ambito pittorico dominano l’interesse del pubblico Raffaello, Leonardo e Caravaggio. Quest’ultimo ha particolarmente colpito per i suoi giochi di luci e per qualche tocco di sensualità che conferiva ai suoi dipinti.
Il fatto che siano state accettate dalla Chiesa, nonostante queste piccole licenze, dimostra l’importanza innegabile di queste opere.

Attraversando il Cortile della Pigna ed entrando nel Museo Pio Clementino, troviamo le sculture più importanti dei Musei Vaticani.
Ovviamente non è stata necessaria la guida per avvicinare noi studenti al Laocoonte (sarà stato per la sua fama o per il fatto di essere stati costretti a studiarlo?), in ogni caso la sua bellezza è indiscutibile.
Si da il caso che sia stata la prima opera della collezione vaticana.
Venne infatti trovato sepolto nella villa di un ricco romano e venne acquistato dal vaticano solo una settimana dopo.
Il braccio destro di Laocoonte venne invece trovato nella bottega di un antiquario all’inizio del XX secolo.

La Galleria delle Carte Geografiche è invece la più lunga galleria dei Musei Vaticani e raccoglie ben 40 carte geografiche.
Sulla parete di destra sono appese le rappresentazioni delle regioni italiane che confinano con il Mar Mediterraneo, mentre sulla sinistra quelle relative alle regioni bagnate dal Mar Tirreno.

Il nostro tragitto infarcito di cultura non è certo finito perché, dopo uno sguardo sul mondo rappresentato in altri tempi passiamo alla Sala di Costantino, una delle stanze in cui viveva papa Giulio II, membro della famiglia Della Rovere.
Tutte le pareti sono decorate con affreschi che narrano i momenti più salienti della storia della vittoria della fede.
In fondo alla Sala di Costantino è raffigurato il suo famoso sogno, nel quale ebbe la visione di una croce in cielo e della scritta “In hoc signo vinces” (Con questo segno vincerai) che gli indicavano che avrebbe vinto contro Massenzio durante la Battaglia del Ponte Milvio.

La Stanza di Eliodoro prende invece il nome dal suo affresco più importante, la “Cacciata di Eliodoro dal tempio”.
Secondo il racconto biblico, Eliodoro viene punito per aver profanato il tempio su ordine di re Seleuco, tentando di rubare parte dei beni destinati alle vedove e agli orfani.
I dipinti di questa stanza erano tesi a simboleggiare il potere spirituale e temporale della Chiesa, messi in dubbio ai tempi di Giulio II a causa di alcuni avvicendamenti politici.
L’ultima sala detta Stanza della Segnatura è quella che conserva la famosa Scuola di Atene di Raffaello.
In questa sono rappresentati filosofi e saggi dell’antichità, dominanti al centro della scena dalle figure di Platone e Aristotele, simbolo dell’apertura nei confronti della sapienza antica che si stava avendo in quegli anni (1509).
Nel volto dei saggi del passato, Raffaello rappresenta i lineamenti di quelli a lui contemporanei, Leonardo, Michelangelo, etc.

San Pietro

Facendo un giro in Vaticano la visita a San Pietro è d’obbligo.
Avendo però passato circa due ore ad ammirare la ricchezza e la sfarzosità dell’architettura esterna della cupola e la maestosità del colonnato del Bernini, che sembra quasi rappresentare le braccia della Chiesa che si protendono con slancio verso i fedeli, mi sarei sentito estremamente grato nei confronti dell’Onnipotente se nel frattempo questi mi avesse fatto la grazia di non rovesciarmi addosso raffiche di pioggia provenienti da quattro direzioni diverse ed un vento gelido che avrebbe fatto rabbrividire persino Lucifero che alle temperature estreme ci è abituato.
Comunque devo ammettere che le condizioni atmosferiche avverse hanno contribuito a conferire alla circostanza della Sede Vacante una certa drammaticità.

Per passare ad osservazioni più accademiche, la Basilica di San Pietro sorge sulla tomba dell’apostolo Pietro (la cupola si trova 144 metri dalla salma).

I lavori della prima costruzione iniziarono nel 315 d.C. e si conclusero una decina di anni dopo.
Dopo circa mille anni, versando la basilica in condizioni di pesante degrado, ne venne deciso prima il restauro ed in seguito il definitivo abbattimento, per ordine di papa Giulio II.
La ricostruzione venne affidata nel 1506 al Bramante.
I lavori per la nuova costruzione durarono oltre un secolo e gli artisti che si avvicendarono alla guida del cantiere furono tra i più in vista dell’epoca.
Naturalmente ricordiamo Raffaello che nel 1514 mutò il progetto a croce greca in una croce latina e Michelangelo, che progettò e seguì la costruzione della cupola fino alla sua morte, avvenuta nel 1564.

La costruzione della basilica si concluse nel 1626 con papa Urbano VIII ma il portico a colonnato venne realizzato dal Bernini per volere di Alessandro VII tra il 1655 e il 1667.

Se dall’esterno la costruzione appare gigantesca, osservare dalla navata centrale la straordinaria altezza e ampiezza dei soffitti a cassettoni è un’esperienza unica.
La luce che penetra dalle finestre della cupola manda riflessi biancastri che illuminano i marmi e le decorazioni dorate, regalano agli spettatori un caleidoscopio di colori tra varie sfumature di bianco, blu, oro e rosso.
La ricchezza dei dipinti, delle sculture e delle composizioni di marmi sui pavimenti avrebbe meritato più tempo per essere assaporata ma, sfortunatamente, noi studenti siamo una di quelle categorie costrette ad andare sempre di fretta.
Nonostante questo non abbiamo potuto non soffermarci a lungo ad ammirare la pietà di Michelangelo.
La splendida lucentezza del marmo, il perfetto panneggio delle vesti, la realistica rappresentazione delle carni di cristo che cedono sotto le mani della Madonna in una rilassatezza di morte, tutto contribuisce a rendere quest’opera di una profonda e triste bellezza.

Castel Sant’Angelo

Usciti dalla basilica più importante della Cristianità, attraversata la piazza cinta dalle colonne di marmo che sembrano come piantate nel terreno da un essere superiore e ritirati gli eventuali beni confiscati durante la previa perquisizione imprescindibile per potere entrare a San Pietro), proseguiamo il nostro cammino verso Castel Sant’Angelo.
Questa fortezza storica insieme all’antistante Ponte Elio, venne costruita dall’architetto Demtriano tra i 117 ed il 138 d.C., come mausoleo per la famiglia dell’imperatore Adriano.

Il nome deriverebbe da un’apparizione miracolosa che papa Gregorio Magno ebbe durante la peste del 590 d.C.
Egli avrebbe per l’appunto visto un angelo rinfoderare la spada e avrebbe interpretato questo gesto come il segno della prossima fine della pestilenza nella città.

Di nuovo in giro per la città, bagnati fradici ed attorniati da esosi venditori di coloratissime mantelline impermeabili.

Dopo aver camminato all’ombra dei più grandi monumenti del Cristianesimo per diverse ore, abbiamo intrapreso la più lunga marcia dell’intera gita attraversando Roma per visitare una grossa fetta delle sue chiese principali, con l’acqua che dal basso ci lambiva le scarpe e dall’altro ci scompigliava i capelli.

L’Ara Pacis Augustae

Nonostante la situazione leggermente complicata, abbiamo raggiunto infine L’Ara Pacis, racchiusa nella sua teca di vetro e cemento, che con la sua maestosità ci ha rinfrancati delle nostre fatiche.

L’Ara Pacis è un altare fatto costruire dal Senato nel 9 a.C. per celebrare la vittoria di Augusto, di ritorno da una missione pacificatrice in Spagna e Gallia. Si compone di un recinto rettangolare di un podio di 11 metri per 10 a cui si accede per mezzo di una scala.
A partire dal II secolo d.C. il monumento inizio ad essere ricoperto dai sedimenti del Tevere e presto andò perduto del tutto.
Che si sappia il suo primo ritrovamento risale al 1536, ma venne recuperato del tutto solo nel 1936.

Lasciandoci alle spalle la gloria passata delle vittorie di Augusto abbiamo notato come i giochi d’acqua presenti lungo il camminamento in marmo che porta alla sede dell’antico tempio, si confondessero magnificamente con la strada dove pochi minuti dopo avremmo dovuto camminare.

Incuranti delle circostanze avverse, molti di noi hanno rifiutato di rientrare in hotel con la metropolitana, che ci avrebbe lasciati a meno di 100 metri da un termosifone ed una giacca asciutta, ed hanno preferito proseguire a piedi prendendo atto di quanto è pittoresca Roma quando è bagnata come un anatroccolo che è appena cascato nel Tevere.

Quella sera, ripensando agli interessanti momenti passati in piazza San Pietro a fare fotografie, inzuppando sia me che la macchina, non ho potuto fare a meno di ripensare alla sfacciataggine dei gabbiani romani, uno dei quali non ha esitato a venire a chiedermi con una certa insistenza parte del mio pranzo.

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