Sicurimparando 3 – Evento del 23/05/13

Nell’incontro legato al progetto Sicurimparando 3 del 23 maggio 2013 abbiamo avuto l’opportunità di sentire l’opinione della Dottoressa Chiara Alpestre, ex dirigente del Primo Liceo Artistico di Torino, attuale dirigente del Liceo Classico Massimo d’Azeglio e referente del progetto.

Alla domanda su quali fossero gli aspetti che più l’hanno colpita all’interno dell’evento, la Dottoressa ha espresso la sua approvazione nei confronti del risultato che ha portato sinergia e unione tra scuole di indirizzo diverso, come tra scuole artistiche e tecnico scientifiche, e ha permesso una collaborazione con diversi enti a riprova dell’importanza dei temi trattati.

L’organizzazione della mostra infatti è studiata secondo un percorso che lega Sicurimparando 2 e Sicurimparando 3 cronologicamente dal tema dello sfruttamento minorile e della sicurezza sul lavoro, trattato da scuole elementari e medie all’interno della seconda edizione, all’attenzione per il rischio chimico dei prodotti utilizzati quotidianamente, sviluppato dalle scuole superiori nella terza edizione.

Un aspetto apprezzato da molti visitatori è stata la varietà delle opere proposte dalle scuole che hanno dato ognuna la propria originale interpretazione del tema del progetto.

Sicuramente il fattore più importante legato a questo evento è la sua grande visibilità che ha portato le idee dei ragazzi direttamente agli enti pubblici e che auspica una maggiore collaborazione in futuro.

Sono intervenuti Dr. Maurizio Gatto (Prefettura di Torino); Prof.ssa Barbara Bruschi (Università di Torino); Prof. Cosimo Dell’Aquila (IIS “Paolo Boselli”); Dr. Marco Grisaffi (Asl Torino 1); Prof.ssa Chiara Alpestre (Liceo Artistico Primo); Dr. Massimiliano Quirico (Direttore del periodico “Sicurezza e Lavoro”).

casale gobettti marchesini

casale gobettti marchesini

steiner

steiner

steiner

steiner

steiner

steiner

steiner

steiner

primo liceo artistico

primo liceo artistico

primo liceo artistico

primo liceo artistico

primo liceo artistico

primo liceo artistico

passoni

passoni

passoni

passoni

passoni

passoni

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passoni

cottini

cottini

cottini

cottini

cottini

cottini

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cottini

casale gobettti marchesini

casale gobettti marchesini

casale gobettti marchesini

casale gobettti marchesini

casale gobettti marchesini

casale gobettti marchesini

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SICURIMPARANDO 3 anno scolastico 2013

Per la realizzazione del progetto sicurimparando 3 di cui sono referenti i docenti Loredana Vicelli (chimica) e Dario Colombo (restauro) gli studenti di 5^AS del LAM indirizzo Restauro Opere Pittoriche hanno preso come riferimento il lavoro di tre artisti contemporanei (Kiefer, Burri e Schnabel) fonte di ispirazione per la progettazione e realizzazione di altrettanti pannelli:

uno per la tossicitá,

uno per il pericolo ambientale,

 uno per la combustione.

Ogni pannello ha le dimensioni di 3×2 m.

FASI DI LAVORO

Inizialmente li hanno ricoperti con segatura e colla, rasati con stucco per la base e, dopo l’asciugatura, assemblati e dipinti con colori sporchi, come il grigio, il nero, il viola e il rosso amaranto.

Contemporaneamente hanno realizzato dei fogli con i medesimi colori e degli stancil che hanno permesso di riportare e dipingere i vecchi e i nuovi pittogrammi inerenti ai temi scelti sui rispettivi pannelli.

Per il pannello relativo al tema della tossicità, sono state colorate le mascherine e le bottiglie contenenti detersivi e liquidi tossici, e trascritte le definizioni e le parole chiave delle normative che regolano l’utilizzo e l’applicazione dei nuovi pittogrammi chimici.

Nel caso del pannello relativo al “pericolo per l’ambiente” invece, sono stati realizzati inizialmente gli stancil per i pittogrammi, poi la scritta, e infine, sono stati applicati dei rami e degli oggetti inquinanti, come bottiglie di plastica e confezioni cartacee contenenti materiali pericolosi.

Per l’ultimo pannello, sul tema della combustione, sopra la segatura della base é stata applicata e poi fusa della pellicola di nylon. Grazie alla stesura di acrilico nero sullo strato di nylon si è ottenuto l’effetto della bruciatura.

Nella parte centrale é stato fissato un telo ridipinto e annerito con una candela di cera.

Per concludere sono stati riportati e dipinti i pittogrammi (vecchio e nuovo) del pericolo di combustione.

Chieregatti Gaia & Concas Marta

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AL PASSONI SI FA TEATRO IN CLASSE

di Joelle Cotza 3^E

con l’Accademia dello Spettacolo che è un’associazione culturale senza fini di lucro che offre molteplici proposte nel campo delle arti sceniche.

Per l’anno scolastico 2012/2013 hanno proposto alla Professoressa Testa il progetto “Teatro di/in Classe”.
Si tratta di un progetto che offre un intervento che affianca i docenti delle materie umanistiche nella comprensione dei principali testi teatrali che sono oggetto di studio da parte degli studenti.

L’idea è molto semplice quanto innovativa: l’Accademia dello spettacolo ha mandato in 3^E delle giovani attrici della Scuola di Formazione dell’Attore diretti dall’attrice Fabiana Gariglio per una lezione/rappresentazione sui classici della letteratura teatrale.

Il 7 Maggio per un  paio d’ore hanno lavorato con noi tre giovani attrici sul testo teatrale di Goldoni, La Locandiera.
Giulia ci  presentato un percorso storico-artistico introduttivo sulla Commedia dell’arte e la biografia di Goldoni.
Elena ci ha proposto un monologo di Mirandolina in cui ci siamo fatti un’idea delle motivazioni della protagonista.
Elena, Giulia e Valentina hanno poi recitato un atto della commedia in cui Mirandolina dialoga con le due commedianti ospiti della sua locanda.

Lo stesso atto è stato poi interpretato, su suggerimento della nostra professoressa da tre nostri compagni, Damir, Lorenzo e Mattia.
Il progetto ha preso un taglio doppiamente comico, le stesse attrici si sono divertite con noi durante la performance decisamente buffa dei compagni.
Infine anche altre tre compagne si sono cimentate nella prova, io (Joelle), Eleonora e Francesca.

Avevamo in programma anche un atto tratto dagli Innamorati  ma il tempo è “volato”….incredibile, il tempo è passato così in fretta a scuola durante una lezione.

Anche i compagni che non amano molto il teatro si sono divertiti, lo stesso Mattia che ha subito precisato alle attrici di non esserne appassionato ha addirittura recitato la parte della protagonista.

L’opera è decisamente lontana da noi, stiamo parlando del 1700 e di Goldoni ma la nostra professoressa ci aveva fatto una breve introduzione sulla modernità dell’opera e sul ruolo decisamente innovativo di Mirandolina.

Di sicuro è stata una bella esperienza, da ripetere e da consigliare alle altre classi.
Il teatro entra a scuola e fa recitare i ragazzi.
Goldoni per noi è programma di letteratura di quarta, di sicuro quando affronteremo l’autore e i testo per noi sarà noto e quindi più semplice da affrontare.

 

Video :

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Comunicato stampa: Sicurimparando 3

I docenti Vicelli Loredana, Colombo Dario e la classe 5^As hanno il piacere di invitare colleghi e studenti il 23 Maggio all’evento finale del Progetto Sicurimparando 3, convegno e mostra presso la Biblioteca Nazionale di Torino.

Programma

inaugurazione mostra ore 10

convegno : dalle ore 10,30  alle ore 13

ore 13 proiezione del filmato prodotto dal Cottini (durata 20’)

ore 14.30 spettacolo dei ragazzi delle medie Sicurimparando 2

24/25 (mattina)/27  maggio apertura mostra per le visite delle scuole e delle famiglie, nonché del pubblico esterno.

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Comunicato stampa: spettacolo teatrale Elogio della follia

Il Prof TOMASO BRUCATO del LAM

invita docenti, allievi e famiglie ad assistere allo spettacolo teatrale

Martedì 21 maggio 2013 alle ore 16, il Laboratorio Teatrale del Passoni sarà impegnato nello spettacolo di fine anno, Elogio della follia, presso la Casa teatro ragazzi, corso Galileo Ferraris, 266 Torino.

A breve sul PASSIONI BLOG il video dello spettacolo

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Intervista ad Amanda Cagliero che ha realizzato l’opera con la sua compagna Erika Guidi entrambe di 5^As una delle giovani artiste del Passoni ci racconta la sua esperienza ad ARS CAPTIVA 2013

ancora ars captiva…

di Anita Brazzalotto e Donatella Bruscella di 4^As

L’opera si intitola “Heart Beat” che letteralmente significa “battito del cuore”.
L’installazione  è stata realizzata con dei video in cui erano presenti sette schermi che proiettavano sette differenti parti del corpo.
Il ritmo é il protagonista e rimanda ovviamente alla musica jazz; in questo caso è prodotto dal corpo e non è strumentale, ma nasce da suoni familiari e quotidiani.

Facciamo qualche domanda all’artista:

-Dove sono stati realizzati i video?
All’interno di aule scolastiche e sono stati usati come sfondo dei teli neri per rendere più evidente il contrasto con le parti del corpo

-Da cosa è nata l’idea?
L’idea è nata dal collegamento col jazz, il ritmo vitale, da questo il titolo dell’opera Heart Beat

-In quanto tempo?
Nell’arco di due settimane e siamo state aiutate anche dal professor Brucato e Colombo Dario

-Chi ha partecipato?
Abbiamo scelto le ragazze in base a precise caratteristiche: Martina Degli Emili (occhi), Sara Falanga(bocca), Vanessa Bennardo, Melania Vacca(piedi), Ilaria Dapinguente (orecchio)

-Perchè avete scelto di riprendere solo dei particolari?
I particolari sono collegati ai cinque sensi e ai piccoli gesti quotidiani che producono ritmi e suoni.
Nello schermo centrale c’è il cuore che pulsa e i cavi collegati agli schermi rappresentano le arterie che a loro volta si collegano alle altre parti del corpo.

-Come sono strutturati i rumori?
La struttura è ritmica, come il battito del cuore e in più per fare un collegamento diretto con il jazz abbiamo aggiunto dei leggii senza spartito che fanno da riamando alla musica.

-Perché avete partecipato all’iniziativa?
Abbiamo scelto di partecipare ad ars captiva perché è comunque una nuova esperienza e ci ha permesso di avere a che fare anche con il jazz che è un genere musicale non tanto conosciuto o comunque non tanto  ascoltato da noi giovani.

– Valutate positivamente l’esperienza?
Certo che si! abbiamo incontrato altri giovani artisti, collaborato con compagni e professori. Abbiamo anche l’occasione di avere un pubblico e valutare se le nostre idee sono comprensibili…se siamo riuscite a trasmettere, idee ed emozioni.
E’ una bellissima iniziativa, un’esperienza preziosa.
Ringraziamo la scuola che ha aderito e gli organizzatori dell’evento.

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“Pistoletto, chi è costui?”

di Marco Gay 2^
Liceo Classico Liceo N. Rosa, Susa

I visitatori del Louvre, museo che vanta la maggiore affluenza del globo, possono ammirare a partire dal 25 aprile l’esposizione “Année 1, le Paradis sur Terre”, interamente dedicata all’artista biellese Michelangelo Pistoletto, classe 1933, e inserita in un ciclo di mostre di cui saranno protagonisti i contemporanei.
Le opere selezionate, disposte in modo tale da intavolare un dialogo immaginario con le collezioni del museo, si collocano all’interno di un ampio lasso cronologico:alcune, come la celebre “Venere degli stracci”, datata 1967, risalgono agli esordi dell’artista, mentre altre, passando attraverso i vari quadri specchianti (“Il comizio”, “L’etrusco”), sono temporalmente più prossime ai giorni nostri, benché rievochino scenari politici ormai parzialmente superati.
Ma per il turista che si avvicina alla piramide vitrea di Ieonh Min Pei, che cosa rappresenta il simbolo del Terzo Paradiso ivi applicato, ideale fusione di artificio e natura?
Certamente l’accostamento significante-significato può, in questo caso, non essere immediato. Incuriositi, abbiamo fermato qualche sventurato passante.
Alla prima, una ragazza polacca, additiamo l’”otto a tre pance” e domandiamo se abbia mai sentito parlare dell’artista Pistoletto.
Lei ci guarda, sorride, e con un cenno di diniego se ne va.
Ma noi non disperiamo: si avvicinano due canadesi, a cui rivolgiamo il medesimo quesito. Entrambi tacciono e, disegnatasi un’indefinibile smorfia sui loro volti, accelerano il passo. “Pistoletto esiste davvero!”.
E già, dopo averci scambiati per ciarlatani o borseggiatori, sono scomparsi tra la folla.
Stoici, non demordiamo: adocchiato un gruppo di statunitensi, attiriamo l’attenzione di uno di loro, rubicondo e panciuto.
Lui afferma di aver già sentito parlare d’un certo Michelangelo, ma non sa dire di più. Scuote la testa e ci saluta cordialmente… Che pensasse forse a quello della Pietà?
Il medesimo copione si ripete più e più volte, ma nessuno sembra conoscere l’artista in questione: francesi, inglesi, orientali, italiani si zittiscono e scuotono il capo.
Ci illudiamo di poter sortire una risposta positiva quando interroghiamo una famiglia piemontese.
Domandiamo al capofamiglia se abbia mai sentito nominare il maestro originario di Biella e questi, sbarrati gli occhi, inarcato il labbro inferiore, volge lo sguardo alla moglie.
Ella, assunta la stessa espressione del marito, si volta verso il figlio, che guarda al fratello.
E noi rimaniamo senza risposta.
Ce ne andiamo, smettendo così di turbare i passanti con la spinosa questione.
Ma spariti noi, un’altra domanda continuerà a crucciare i turisti: che cos’è quel segno sulla piramide del Louvre?

  

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ETICA E IL DOVERE DI UN BUON MEDICO

Il rapporto fra arte e medicina

di Karim H.Haghighi 3^
Liceo Classico Liceo N. Rosa, Susa

La medicina è un ottimo test per la realtà e per la scienza, questo è un pleonasmo. Ma che ruolo ha l’arte negli ambienti sanitari? Alcuni articoli addietro si è discusso dell’arte nelle strutture ospedaliere come al S.Anna di Torino o riguardo la mostra ” The Human Body exhibition “.
Già allora l’appello degli artisti affinchè l’inserimento delle arti creative sia regolato attraverso programmi sanitari federali, non era altro che una dichiarazione ad alta voce della volontà dell’arte di occuparsi della vita.
L’ arte è un respiro biologico dell’umanità, è un pharmakon, è un diritto ed è una necessità dell’uomo…. Pensiamoci bene: nella medicina ci sono tantissimi elementi artistici.
Il professor Maurizio Ferraris, docente di filosofia all’università di Torino e fondatore del ” Manifesto del Nuovo Realismo “, è oggi considerato autore di grande attualità per la comunità medico – scientifica.
In occasione di un importante convegno nazionale sulla SCHIZZOFRENIA come disturbo della razionalità e dell’immaginario Ferraris introduce la sua nuova filosofia dell’arte.
Dopo decenni di pensiero postmoderno che ha negato valore a concetti come  ” realtà ” e ” verità ” , il reale è tornato a occupare un ruolo chiave nella cultura contemporanea.
Questa presa di posizione è esposta nel Manifesto del Nuovo Realismo, punto di svolta della filosofia contemporanea.
Ferraris critica e si distacca dal postmoderno, secondo cui non esiste una realtà indipendente da interpretazioni , in cui il reale e l’irreale si fondono in una dimensione estetica, in cui il mondo si presenta come dimensione spazio temporale che esclude differenze tra realtà e finzione.
Il mondo postmoderno sembrava aver realizzato la profezia di Nietzche secondo cui il ” mondo vero “si era trasformato in una favola  e insieme a Nietzche va ricordata la pretesa di Einstein, che mettere in dubbio il ruolo del tempo e dello spazio, tanto da farci credere che noi viviamo in un sistema di riferimento che vale solo per noi e che le nostre misurazioni non valgono nulla anzi, non esistono!!!!
Un uomo simile è un super-uomo che può viaggiare alla velocità della luce, che possiede la Macchina del tempo e che spazia dal presente al futuro senza nemmeno accorgersene.
A chi non piacerebbe vivere in un romanzo d’ amore o in un film d’avventura, amoreggiare con Madame Bovary, incontrare il Piccolo Principe o seguire Peter Pann sull’ isola che non c’è.
Tuttavia ragionando in questi termini può benissimo capitare di trovarsi in Dracula o nei Demoni di Dostoevskij !
Ma se le cose stessero così la realtà non esisterebbe e la vità sarebbe un grande sogno.
E noi…..esisteremmo veramente?
A parte questo, la realtà non è affatto scomparsa.
Siamo sempre schiavi del lavoro e di una realtà cupa e opprimente in cui la magia non esiste.
Eppure l’uomo sembra vivere due realtà differenti : una è fuori di sè, l’altra dentro, nella sua testa .
E allora esiste o no il rapporto tra realtà e percezione, tra vero e fenomeno, tra scienza e filosofia?
In questa situazione, parlare dell’ estetica non come illusione ma come percezione significa dire che anche la filosofia può parlare di realtà, che la realtà non è solo un campo esclusivo della scienza e che proprio per questo non si tratta di essere nemici della scienza , ma di cooperare.
Ecco perchè un buon medico, uno scienziato che cerca la verità, debba porsi sempre, eticamente parlando, nella condizione di dire sempre la verità ad un malato terminale o ad un pazienze vicino alla morte proprio perchè confondere il vero con il falso ci fa vivere in una vita illusoria.
Ma proprio perchè l’ uomo non è protagonista di una favola e deve accettare la realtà dei fatti, deve rendere il suo tempo su questa terra il più felice possibile e vivere spontaneamente senza troppi problemi.
E così come un uomo o una donna a cui non resta molto da vivere deve fare della sua vita un opera d’ arte e credere nell’esistenza di un mondo fantastico, nell’ al di là, nel Paradiso  e, per chi crede, in un Dio, il medico non può rimanere schiavo della scienza e abbandonare ogni speranza davanti a una malattia incurabile ma deve sempre credere nell’impossibile e deve essere carico di fantasia per seguire vie mai percorse per raggiungere la verità.
La divinatio nella diagnosi o per esempio la maestria tecnica di un chirurgo sono tutti elementi su cui si fonda la forte attrazione artisica del medico.
L’arte e la medicina così si mischiano in un tuttuno che , attraverso una favola, ci consente di conoscere la verità e la realtà. ebbene sì: “La vida es sueno”.

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Quando l’arte e il jazz s’incontrano

Recensione di Ars Captiva Groove 2013

a cura di Marta OBERTO, Francesco RAIMONDI, Greta RUBINETTI – 1 ^D
Liceo Classico C.Cavour

Colori, luci, suoni. Ed il jazz a fare da primadonna. Queste le parole d’ordine dell’edizione
2013 di Ars Captiva, l’evento biennale d’arte che ospita le opere degli studenti dell’Accademia Albertina e dei licei artistici torinesi ed il cui tema quest’anno è il groove, «quella cellula dinamica – spiega Marco Basso, ideatore della mostra – che caratterizza il movimento e l’andamento ciclico del blues, del soul, del jazz e che ne scandisce il ritmo».

A fare da location all’evento è il Museo Regionale di Scienze Naturali, ubicato nell’edificio già sede dell’Ospedale San Giovanni Battista, sorto alla fine del XVII secolo ad opera di Amedeo di Castellamonte e completato da illustri architetti.
Le sue eleganti sale incorniciano ottimamente le installazioni luminose, le sculture, gli schermi, le fotografie: quell’esplosione di idee e colori, insomma, che fa a pugni col clima uggioso di sabato 27 aprile, data della “visita suonata” alla mostra.
Evento a cui noi, ragazzi del Cavour allievi della professoressa Elisabetta Tolosano, abbiamo avuto il piacere di assistere e dal quale siamo stati positivamente colpiti.

Ciò che salta subito all’occhio salendo i gradini che portano alla sala principale di Ars Captiva Groove sono le opere che arricchiscono la scalinata stessa e che accompagnano lo spettatore, prendendolo delicatamente per mano.
Caratteristica insolita, se si pensa che gran parte degli allestimenti tradizionali prevedono la disposizione sequenziale delle opere attraverso le sale.
Spiega infatti Basso: «Io penso che tutto ciò che è arte debba essere linguaggio e pertanto necessiti, per funzionare, di due interlocutori. L’idea di fondo di Ars Captiva è appunto quella di far capire ai ragazzi il bisogno di dialogo all’interno dell’arte, anche in rapporto alla musica.
Del resto, per l’allestimento in sé, la mostra fa dialogare le opere, che non sono disposte in una sequenza preordinata, ma sono mescolate come se dovessero parlare l’una con l’altra».

Appunto “dialogo” , insieme con “improvvisazione”, è il filo conduttore della performance musicale cui abbiamo potuto assistere sabato pomeriggio, accompagnati nella nostra visita dal suono malinconico e graffiante della tromba e del sax di Ivan Bert e Paolo Celoria.
I due, ispirandosi alle opere della mostra, hanno improvvisato un interessante scambio di battute all’insegna del jazz, spostandosi di volta in volta attraverso le due sale di Ars Captiva fino a posizionarsi nel cuore della mostra (dov’era collocato un progetto in vetro tridimensionale di una scultura firmata Paolo Lizzi) per essere letteralmente dipinti da quattro studenti dell’istituto Passoni, coordinati dalla professoressa Roberta Testa. Chiediamo ai musicisti cosa abbiano voluto comunicare al pubblico.

«È più facile spiegarlo con gli strumenti che a parole. Abbiamo pensato che ogni stanza, ogni geometria, ogni architettura abbia un suo suono, e ci siamo detti “cerchiamo di suonare da una stanza all’altra e di avvicinarci pian piano sempre più come un elastico, sino a duettare fianco a fianco”.
Abbiamo proceduto come l’artista che, nel comporre un’opera, partendo da un’idea e dai mezzi di cui dispone, si avvicina sempre più ad un punto, un centro, che è il compromesso tra questi due elementi.
I ragazzi (del Passoni, n.d.r.) non lo sanno, ma hanno dipinto le nostre note: tutti voi, infatti, magari un po’ inconsciamente e senza prestarvi particolare attenzione, avete sentito quello che abbiamo suonato e di fatto i colori con cui loro ci hanno dipinti sono stati influenzati dalla nostra performance».

Ma davvero il jazz è un genere alla portata di tutti, ed in particolare dei ragazzi? «Assolutamente sì: – dice Celoria, il più giovane fra i due – se arrivasse un alieno e chiedesse che musica si suona sulla Terra, l’unica risposta possibile sarebbe il jazz, perché è un genere che lascia tutta la libertà del mondo nonostante dietro ci sia uno studio armonico pazzesco; è ovvio che ai ragazzi di oggi possa sembrare una musica “vecchia”, anche se avvicinarsi ad essa con i mezzi della Rete è semplicissimo».

«Il modo per fare appassionare i ragazzi al jazz – aggiunge Bert – è far leggere loro le biografie degli artisti, ognuna delle quali è un film.
I primi jazzisti erano neri, comunisti, omosessuali, drogati, ebrei: emarginati, in una parola. Ma al contempo erano geni invidiati da tutti i musicisti europei.
Grandissimi artisti internazionali, considerati dei “negri” nel loro Paese».

È stata anche questa, infatti, la strada seguita dagli organizzatori dell’evento e dai professori dei ragazzi coinvolti per introdurre e far appassionare al tema della quarta edizione di Ars Captiva i giovani artisti.
I quali, peraltro, hanno saputo cogliere nel migliore dei modi l’opportunità loro offerta, sprigionando la loro vena creativa e sperimentando svariate tecniche di realizzazione.
Lo scopo dell’evento è stato dunque centrato in pieno.
Ci informa, infatti, ancora Marco Basso: «La finalità della mostra è innanzi tutto quella di dare un’opportunità ai ragazzi di uscire fuori dalla scuola, di far vedere le loro abilità ad un pubblico che non sia quello dei professori, e anche di far vedere alla città che ci sono eccellenze straordinarie già tra i giovanissimi, ma anche fra i docenti torinesi».

L’appuntamento dunque è per la prossima edizione che, ne siamo sicuri, riuscirà ancora una volta a stupirci.

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IL PASSONI A TEATRO


Le classi 5^c, 4^C, 5^D e 3^E Venerdì 19 Aprile hanno assistito allo spettacolo teatrale Pillole di guerra accompagnati dai docenti Brucato, Cimino, Lo Monte, Peirone, Richetta e Testa

Nuove Cosmogonie Teatro/ACTI

Presenta

PILLOLE DI GUERRA…. CALDA

Di e con Joseph Scicluna

Co-director Katia Capato

TRAMA:

Sono nato in piena guerra fredda, ma con echi di storie vissute da parte di padre, madre e zio durante la Seconda Guerra Mondiale, così indirettamente ne subii il fascino, ma anche le miserie.

In “Pillole di guerra…calda” mi tuffo a capofitto nel marasma della storia, dei racconti come “Un anno sull’altipiano” di Emilio Lussu, “Il partigiano Johnny” di Beppe Fenoglio e “La Traversata” di Paolo Murialdi,  partigiano garibaldino, ma anche quelli raccontati da mio zio Capitano Zanini Aldo, soldato Italiano nell’esercito regolare.
Uomini che quelle guerre, la prima e la seconda, l’hanno vissute in prima persona, uomini che in quel fatidico 8 Settembre 1943, subirono diversi destini fatalmente legati al luogo in cui si trovavano.
Le loro sono solo “Pillole” di storia, “Pillole” di vita, ma appartengono al macrocosmo di un indimenticabile, drammatico e confuso momento storico. Sono solo “Pillole” ma in esse è come “vedere il mondo in un granello di sabbia”.

In questo viaggio parto da straniero ma alla fine divento Italiano.

Joseph Scicluna

“Stasera voglio parlare con il popolo Italiano, vi parlo da Londra nel cuore del regno Britannico. Siamo in guerra, un pensiero terribile. Chi l’avrebbe mai immaginato, in questi anni così melanconici che la nazione Britannica e quella Italiana potessero distruggersi l’un l’altra? Eravamo così amici, noi campioni del Risorgimento Italiano, noi partigiani di Garibaldi, noi grandi ammiratori di Mazzini e Cavour e di tutto quello che fa unita l’Italia.  Siamo in guerra, la vostra aviazione ha tentato di bombardare Londra, noi ci prepareremo a difenderci. Questo è solo l’inizio di una oscura storia…”

Winston Churchill.  23 /12/ 1940.

IMPRESSIONI DOPO LO SPETTACOLO DELLA 3^E

I ragazzi tornati in classe hanno raccolto le loro impressioni ed emozioni in un dibattito che li ha visti confrontarsi sui temi proposti dallo spettacolo e sulla modalità della performance. Alcuni di loro hanno partecipato ai corsi di teatro attivati dall’anno scorso in orario extracurriculare dal prof Brucato e la prof Cimino.

DANIELA: lo spettacolo mi ha molto colpita, l’attore si è immedesimato nei personaggi in modo molto  intenso.

SVEVA: mi ha colpito il fatto che abbia raccontato una stria che non ha vissuto, di solito le testimonianze sono di veterani o vittime della guerra.. Ha interiorizzato un evento che non gli apparteneva così profondamente…ed è quello che dovremmo fare noi. Se lui non l’ha vissuta ma è riuscita a farla arrivare a noi…cosa ci impedisce di entrare in empatia vera con contesti estranei a noi…

ALESSIA: in effetti il merito è proprio questo uno spettacolo forte, penetrante.

MATTIA: io non amo il teatro…mi annoio…ma devo ammettere che il tema è interessante e lui è bravissimo nel recitare.

GIANLUCA: la performance dell’attore è stata molto soggettiva..molto umana.

ALESSIO: sui libri di storia non si raccontano tutte queste cose…non si possono raccontare così intensamente le emozioni.

ALESSIA: non ha vissuto i fatti in prima persona ma lavorando su memorie, testimonianze e fonti storiche ha realizzato un monologo molto lucido, razionale rispetto agli eventi.

GIANLUCA e altri compagni: vi era una forte partecipazione emotiva nell’interpretazione come se le emozioni derivassero da esperienze realmente vissute, proprio perchè ha utilizzato le memorie dei suoi parenti.

SVEVA: infatti al di là della capacità di un attore ha fatto “sua” una storia vissuta dai suoi familiari. Mi ha colpito quanto ci tenesse a sapere cosa pensassimo dopo lo spettacolo.

ELEONORA: credo che anche se ad una persona non piace il teatro deve riconoscere che  questo spettacolo è stato molto coinvolgente e toccante. Anche l’allestimento, così intimo era coinvolgente.

GIANLUCA: sono convinto che l’arte dovrebbe nascere così da zero…con poche cose…poche persone.

Nel 2012 è nata NUOVE COSMOGONIE TEATRO/ACTI come naturale sviluppo di una collaborazione artistica iniziata nel 2006 tra Katia Capato e l’attore maltese Joseph Scicluna.

I  questi anni abbiamo prodotto per l’Italia e Malta con il sostegno delle istituzioni maltesi e delle nostre rispettive compagnie in Italia (Lab Perm di Castlado/ACTI e Scarlattine Teatro) performance e spettacoli come:

Caravaggio in Bianco e Nero

Xicluna Comix Trio Band

Me Cheeta! …And you?!

Addio del Passato

I.D Internati u Deportati

Pillole di Guerra…Calda

I Rovinati

Brindisi Cosmogonico

Info:

Mobile + 39 347 4002314 – + 39 345 6179142

Profilo  o Pagina di facebook/Nuove Cosmogonie Teatro

e-mail nuovecosmogonie@libero.it

Le nostre foto :  “Pillole di guerra” – Perotto, Oprisan, Bertolino & Harrow 3^E

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