ANSA.It San Valentino, origami al Sant’Anna

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/piemonte/2014/02/12/San-Valentino-origami-sant-Anna_10062370.html

20140214-191937.jpg

20140214-192011.jpg

20140214-191953.jpg
LEGGI ARTICOLO:
http://torino.repubblica.it

20140214-230108.jpg

20140214-230125.jpg

20140214-230223.jpg

20140214-230239.jpg

Pubblicato in Eventi | Lascia un commento

Fiber Art di B. Ciasca

Per filo e per segno
“Per filo e per segno” è una mostra ricca di sentimento: propone una significativa selezione di opere di Fiber Art realizzate da Bruno Ciasca, che nel tessile ha lavorato una vita intera, ma occupandosi di contabilità. Naturale che abbia finito per appassionarsi ai fili, ai colori, a tutti i prodotti ottenuti attraverso la tessitura, dai filati ai tessuti d’arredo, a quelli per abiti. Straordinario valore aggiunto alla mostra è l’allestimento. E’ stata apparecchiata nello Show Room di Bonetto Atelier, nel cuore di Chieri in vicolo Madonnetta 1: questo è un negozio di arredamento tra i più ricercati, quasi un museo del design dove gli ambienti vengono creati con gusto e cura e accolgono alla perfezione i lavori esposti. La passione, si coglie, è il denominatore comune della mostra: tutte le opere sono il risultato del desiderio di Ciasca di rivalutare e salvaguardare la storia del patrimonio tessile chierese. Linde geometrie dai colori perfettamente accostati, fili che dialogano con gli ambienti attraverso il tradizionale mezzo del quadro, ma anche con installazioni singolari come vecchie ante che esibiscono tessuti intrecciati. C’è anche una sedia, simbolo dell’accoglienza, elaborata con l’aggiunta di resine plastiche. L’orario di visita è quello di apertura dell’atelier.

Marco Basso

20140212-211152.jpg

20140212-211201.jpg

20140212-211211.jpg

Pubblicato in Eventi, Mostre | Lascia un commento

Video della lezione spettacolo su J.F.Kennedy del 19.11.2013

“Essere americani. Morire americani. L’omicidio di JFK” di Paolo Colombo

Riprese di Matteo Aldi 4E e Stefano Donna 5AS

Montaggio di prof. Tomaso Brucato

Pubblicato in Visite | Lascia un commento

Ancora su Origami…

temi.repubblica.it/repubblicatorino-pink-turin/2014/02/11/a-palazzo-barolo-gli-origami-dei-licei-torinesi

Pubblicato in Visite | Lascia un commento

“Innamorati della salute, vogliamoci bene” WELFARE ARTISTICO presso Ospedale S.Anna

FONDAZIONE ONLUS

INNAMORATI DELLA SALUTE
VOGLIAMOCI BENE
14 febbraio 2014
ore 11,00 / 13,00
Ospedale S. Anna, atrio storico

Via Ventimiglia, 3 Torino
Mille Gru, nasceranno all’Ospedale S. Anna. Nel giorno di San Valentino, gli studenti del Liceo Artistico Passoni, in un laboratorio aperto a tutti coloro che animano l’ospedale, creeranno con origami gru di carta – benaugurale uccello di lunga vita secondo una antica leggenda giapponese- che voleranno nelle stanze dell’ospedale e andranno ad animare i giardini dell’arte che stanno trasformando il volto dell’ospedale S. Anna.

Torino. Piccole gru bianche nasceranno all’ospedale S. Anna: l’antica tecnica giapponese dell’origami, con la creatività degli studenti delle classi III e IV del Liceo Artistico Passoni, darà vita alla carta.
Il 14 febbraio, lo storico ingresso di Via Ventimiglia 3 – sede della clinica universitaria – recentemente rinnovato e messo in sicurezza dal “Cantiere dell’Arte” varato dalla Fondazione Medicina a Misura di Donna, diventerà spazio didattico laboratoriale.

Questo è il secondo appuntamento del Liceo artistico Passoni che ritorna al S. Anna: lo scorso anno, in occasione del progetto “Giardino perenne” (coordinato dal Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli con la partecipazione di Michelangelo Pistoletto), gli studenti hanno realizzato un grande wall painting sulle scale dell’edificio.
Il 14 febbraio, docenti e studenti libereranno la creatività collettiva in un laboratorio sull’origami aperto a tutti coloro che animano l’ospedale: creeranno gru di carta e insegneranno a chi lo desidererà a produrre con gesti semplici, profonda bellezza. Parteciperanno le classi IIIB, IIIE e IVE accompagnate dai docenti Roberta Testa, Monica Veronese e Dario Colombo.
Il progetto è realizzato in collaborazione con l’Associazione Yoshin Ryu che cura a Palazzo Barolo la mostra in corso, “Origami – Spirito di carta”, alla quale il liceo Passoni ha contribuito.
Le gru verranno installate nell’atrio per dare il benvenuto agli ospiti e voleranno nelle camere. L’operazione nasce dall’antica leggenda giapponese delle beneaugurali gru di carta e dalla storia di vita di Sadako Sasaki, una bambina vittima degli effetti della bomba di Hiroshima che ne creò migliaia ed è oggi celebrata nella letteratura, nella scultura e nella musica.
L’intervento, come nello stile della Fondazione, è stato concepito in rete con istituzioni culturali. Collabora al progetto l’Associazione Yoshin Ryu che dedica la sua annuale mostra di dialogo interculturale in corso a Palazzo Barolo proprio a “Origami-Spirito di carta”, alla quale il liceo Passoni ha contribuito. Migliaia di persone sono state invitate “a pensare con le mani”, perché, citando il padre dell’origami moderno, Akira Yoshizawa: “Quando le mani sono impegnate, il cuore è sereno” . Un principio adottato dal Cantiere dell’Arte che la Fondazione Medicina a Misura di Donna ha varato al S. Anna e che sta trasformando il volto dell’Ospedale.
Un modo per riflettere sull’importanza di prendersi cura di sé perché, come dice la Mafalda di Quino “siamo la persona con la quale passeremo tutta la vita”.
Contatti
Daniela Crovella-direttore artistico della mostra “Origami-Spirito di carta” in corso a Palazzo Barolo direzione@mostraorigami.it
Fondazione Medicina a Misura di Donna Direzione SCDU Ginecologia e Ostetricia I, Università di Torino Ospedale S. Anna Via Ventimiglia, 3 – 10126 Torino info@medicinamisuradidonna.it www.medicinamisuradidonna.it 348.3175060

Ufficio stampa: Pierpaolo Berra-Addetto stampa Ospedali Molinette, S. Anna, Regina Margherita, CTO Cell. 335.1222559 e-mail: pberra@molinette.piemonte.it

Fondazione Medicina a Misura di Donna
L’Ente si presenta nel 2011 su iniziativa di un gruppo di persone consapevoli dell’importanza della salute delle donne e della necessità della cooperazione dei privati con le istituzioni, per il miglioramento della sanità pubblica. La fondazione, a partire dallo sguardo e dai bisogni delle donne, opera per umanizzare gli spazi ospedalieri, ridurre l’impatto negativo delle pazienti e delle loro famiglie con le strutture sanitarie, garantire la costante sicurezza delle donne bisognose di cura. Il primo progetto riguarda interventi di impatto architettonico strutturale all’Ospedale S. Anna di Torino. Fin dagli esordi la Fondazione ha avviato la costruzione di un network di partenariato con alcune tra le più rilevanti istituzioni culturali del territorio, che hanno accolto l’invito a realizzare progetti sociali nell’Ospedale: l’Accademia Albertina delle Belle Arti, la Filarmonica del ‘900 del Teatro Regio di Torino, il Dipartimento educazione del Castello di Rivoli Museo di Arte Contemporanea, la Fondazione Torino Musei con Palazzo Madama, Artissima, Cittadellarte, Il Giornale internazionale dell’arte e della medicina, ArtePlurale. Con il Castello di Rivoli è stato varato il progetto di arte partecipata “Il Cantiere dell’Arte. I giardini Perenni” hanno trasformato la percezione degli spazi più frequentati e hanno stimolato il fundrasing. A dicembre 2013 la Fondazione ha inaugurato la ristrutturazione dello storico atrio dell’Ospedale S. Anna, secondo i desideri e le aspettative di coloro che lo animano.

Yoshin Ryu e la cultura del Giappone
Nota al grande pubblico per le mostre di successo che hanno segnato l’attività dell’ultimo decennio la Yoshin Ryu è un’associazione nata nel 1978 come Scuola di Cultura e Discipline Orientali. L’Associazione che quest’anno compie 36 anni di attività, opera ad ampio raggio nella promozione della cultura orientale focalizzando il proprio iniziale intervento sulle discipline corporee di matrice orientale, nello specifico di un’arte poco conosciuta, il Jūtaijutsu, ma dalla profonda radicazione in ciò che rende l’arte marziale tradizionale un patrimonio culturale unico in materia di storia e conoscenza dell’animo umano. Lo stesso nome Yoshin Ryu che significa “ Scuola dello Spirito del Salice”, rimanda alla prima scuola di arti marziali fondata in Giappone nel periodo Edo, infatti i corsi di arti marziali sono sempre attivi in 13 sedi decentrate nella città di Torino e provincia e nello spazio appena ristrutturato in Lungo Dora Colletta. Le arti marziali e le discipline d’oriente, viste come filosofia di vita e strumento sociale ed educativo: tante negli anni le iniziative messe a punto, tra cui un sodalizio pluridecennale con il carcere minorile torinese Ferrante Aporti, con ARCI, Gruppo Abele e con le istituzioni locali per attività didattiche, sportive e di integrazione.

Poi corsi esclusivamente rivolti alle donne con la realtà parallela Mononoke e una rosa di corsi tra cui: Nihongo (lingua giapponese), Shodō (calligrafia giapponese), Ikebana (l’arte giapponese del disporre i fiori), Chanoyu, (la Cerimonia del Tè), Origami ( l’arte di creare attraverso la piegatura della carta), Storia del Giappone.

Dal 2002 propone esposizioni a tema il cui intento è riuscire a coniugare il rigore filologico e culturale con aspetti di seduzione e fantasia nelle scelte tematiche ed allestimento, tanto da diventare punto di riferimento non solo degli amanti della cultura giapponese, ma di tantissimi curiosi. Yoshin Ryu è anche casa editrice di una dozzina di pubblicazioni sul Giappone.

“Origami- Spirito di carta”
E’ l’ottava mostra realizzata nelle storiche cantine di Palazzo Barolo, dal 14 dicembre 2013 al 2 marzo 2014. L’antica arte dell’ Origami è un esercizio di riproduzione in miniatura del cosmo.
Una tradizione giapponese, ma non solo, che ha ripercussioni anche nel mondo contemporaneo, spesso davvero inattese, ed è veicolo importante di funzioni educative, riabilitative, scientifiche, tecnologiche. Per dare sfogo a questa ricchezza la mostra del 2013 è concepita come la prima di due esposizioni gemelle.
Oltre 300 gli origami esposti, opere di artisti noti a livello nazionale e internazionale, video didattici e descrittivi sono proiettati sia a Palazzo Barolo sia nel Salone Mazzonis del MAO, il Museo d’Arte Orientale di Torino.
Una mostra concepita per espandersi e uscire dai luoghi deputati declinandosi nella sezione off – origami e la città: “Agorà”, la scultura dell’artista Alessandro Sciaraffa realizzata piegando un enorme foglio di carta d’alluminio, con l’aiuto di centinaia di studenti, fino a raggiungere la forma di un grande cubo. La performance si è svolta l’8 gennaio 2014 in Piazza San Carlo.
Gli studenti dei tre licei artistici torinesi, inoltre, sono stati invitati a partecipare ad un concorso creativo per realizzare opere ispirate alla cultura dell’origami; i lavori più significativi sono esposti in mostra. La mostra ORIGAMI, fa seguito ad una serie di esposizioni di grande interesse e successo di pubblico: dal 2002 al 2006 il ciclo” Kagemusha – l’ombra del guerriero”, nel 2007 e 2008 sul tema “Giappone Spirito nella Forma” con le mostre Ceramica e Bonsai, sempre del 2008 Shodo, l’arte della calligrafia, nel 2009 Omote, le maschere del teatro No, quindi un biennio dedicato alle bambole Ningyo nel 2010 e Karakuri Ningyo nel 2011.

20140210-111213.jpg

20140210-112419.jpg

Pubblicato in Eventi | Lascia un commento

Prossimamente…

Pubblicato in Visite | Lascia un commento

Mostra sugli Irascibili e su Andy Warhol presso il Palazzo Reale di Milano

A cura di Enea Barberis Jalla

Durante il viaggio di ritorno, forse un po’ stanca e provata dall’umidità milanese, la scolaresca ripensa alla giornata trascorsa.

Due mostre in un giorno possono essere impegnative ma in questo caso danno l’opportunità di confrontare a mente fresca l’operato di artisti dagli stili differenti ma tra loro contemporanei.

La prima mostra, riguardante gli Irascibili e la scuola di New York, presenta diversi spunti di riflessione.

Il poco lusinghiero nome venne dato a questo gruppo in seguito ad una lettera da loro scritta all’allora direttore del Metropolitan Museum of Arts, nella quale espressero il loro disappunto per essere stati esclusi da un’importante mostra d’arte che questi aveva organizzato.

Tra le caratteristiche fondamentali del loro stile, lo spostamento della posizione della tela da verticale sul cavalletto ad orizzontale a terra, l’abitudine di intervenire sul supporto da tutti i lati e la quasi totale assenza, nella maggior parte dei casi, di una forma definita del soggetto.

Prendendo ad esempio i due quadri di Pollock, preambolo dell’esposizione, si intuisce un profondo senso di conflitto, chiaramente originario della mente dell’autore, che lo stesso trasferisce sulla tela come una sorta di cura tesa all’eliminazione di un male radicato nella psiche.

Partendo dal presupposto per cui l’opera non è solamente il prodotto finale ma anche il processo intrapreso dall’artista per portarla a termine, possiamo presupporre che l’operato di Pollock e dei suoi colleghi sia stato anche una forma di esplorazione di loro stessi e di ricerca della propria natura recondita.

Pensando alla crisi che colpì gli artisti del secondo dopoguerra, causata dall’apparente mancanza di prospettive seguita alla consapevolezza della vastità delle possibilità esplorate dalle Avanguardie loro precedenti, appare comprensibile come l’espressione artistica degli Irascibili sia stata così atipica ed effettivamente astratta.

Pur non essendo certo degli esempi di rettitudine, visto il consumo da parte di molti di loro di alcool e stupefacenti in quantità notevoli, sono comunque considerati una fase fondamentale dell’arte del XX secolo.

La mostra su Andy Warhol risulta più nutrita della precedente. Si presuppone questo dipenda da una maggiore facilità nel reperire opere di questo autore, piuttosto che di altri.

Obiettivo di Warhol, che iniziò la sua carriera come grafico pubblicitario per la rivista Glamour, era un’arte basata su soggetti facilmente riconoscibili dalle masse.

Da qui deriva l’impiego delle foto di star, delle banconote da un dollaro e delle scatolette della Zuppa Campbell.

Da notare il fatto che la scelta di questi ultimi soggetti derivò anche dal suo desiderio di mettere qualcosa di assolutamente personale nelle sue opere.

Essendo in dubbio su come muoversi, gli venne consigliato di usare qualcosa da lui molto amato. Per questo motivo elesse la Zuppa Campbell (si dice ne mangiasse tre confezioni al giorno) e naturalmente anche i dollari, altra sua irrefrenabile passione.

Vastissimo risulta l’impiego della serigrafia, utilizzata nella rielaborazione di fotografie di personaggi famosi (Elvis Presley, Mao Tze Tong, Marilyn Monroe…) e nella loro riproduzione in serie.

Tra le opere, è stata anche inserita un’esposizione di polaroid da lui scattate a varie star oltre che a sé stesso, anche se in diverse versioni di travestito.

Colpisce il racconto dell’episodio riguardante alcuni dei famosi quadri di Marilyn Monroe, secondo cui un giorno alla Factory di Warhol, una donna iniziò a sparare alla testa dell’attrice, riprodotta in diverse versioni. Sfuggono le ragioni che spinsero la signora ad un tale folle gesto.

Ad ogni modo sappiamo che diventò una tradizione, poiché qualche tempo dopo un’altra donna ebbe un’idea simile, ma scelse un altro bersaglio, Warhol stesso.

L’artista rimase gravemente ferito e si racconta che il cuore cessò di battere per qualche istante prima che i tentativi di rianimarlo avessero successo.

Si  trattò sicuramente di un’esperienza tremendamente provante, tanto da spingerlo a ridurre drasticamente l’uso di sostanze stupefacenti. Si presume si sia reso conto che al mondo vi sono già abbastanza probabili cause di morte, senza andarsene a cercare altre.

Parte della critica asserisce che l’abbandono delle sostanze fu la causa di alcuni cambiamenti nella sua arte.

A concludere la sua carriera però non furono né le pallottole né gli stupefacenti, bensì un’anestesia eccessiva, da lui stesso richiesta, per un intervento chirurgico di media entità.

Uno degli artisti più noti al mondo, morì dunque sotto i ferri, a seguito di una precauzione eccessiva da lui presa, paradossalmente, proprio per sfuggire alla morte.

La maggior parte degli studenti è rimasta favorevolmente impressionata più dalla mostra su Andy Warhol che da quella sugli Irascibili.

Ciò nondimeno, non scarseggiano neppure gli apprezzamenti nei confronti del lavoro di Jackson Pollock e dei suoi colleghi.

Si prende nota della spensieratezza delle classi quinte che, evidentemente poco impressionate dalla prova che le attende a fine anno, dimostrano durante il viaggio di ritorno, discutibilissime capacità canore.

Altresì, l’alto volume dei canti da osteria, mette a repentaglio la salute mentale di chi gradirebbe passare due ore in un pullman e non in un pollaio.

foto1 foto2 foto3 foto

Pubblicato in Visite | Lascia un commento

intervista alle allieve del LAM Passoni per la mostra Origami presso Palazzo Barolo

ORIGAMI NEWS
Alcune allieve della 4A sono state le protagoniste di un filmato girato dai tecnici di Rai gulp con tema gli origami. Il servizio verrà trasmesso domani o giovedì alle 16.45 su rai gulp, canale 42 del digitale terrestre.

Pubblicato in Eventi, Mostre | Lascia un commento

RENOIR – DALLE COLLEZIONI DEL MUSEE D’ORSAY E DELL’ORANGERIE

Di Carolina Bertello e Carola Nicola – Liceo classico N. Rosa

Renoir

Pierre-Auguste Renoir è stato uno dei maggiori esponenti dell’Impressionismo e il suo percorso artistico si sviluppa per oltre un cinquantennio, culminando in una monumentale raccolta che comprende oltre cinquantamila quadri. Sessanta di queste opere sono esposte nella Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Torino fino al 23 febbraio 2014. Tale mostra ha lo scopo di rievocare tutta l’attività di Renoir attraverso un allestimento tematico-cronologico. È articolata in otto sezioni.

Nella prima è rappresentata l’Età della Bohème, periodo in cui Renoir conosce e frequenta Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, ed è proprio con quest’ultimo che dipinge usando la tecnica “en plein air”, elemento caratterizzante di tanti suoi quadri, soprattutto nelle opere paesaggistiche.

La sezione successiva è dedicata a meravigliosi ritratti femminili in cui Renoir rappresenta soggetti di ogni estrazione sociale: ballerine, operaie e borghesi, caratterizzate da una leggiadria e finezza tipica del ‘700. Tra questi magnifici dipinti troviamo: Madame Darras (1868 ca), La liseuse (1874-1876), Giovane donna con veletta (1870 ca), Madame Georges Charpentier (1876-1877), Femme au jabot blanc (1880), Giovane donna seduta (1909), e altri ancora.

La terza sezione presenta dieci opere di paesaggio, realizzate con la tecnica “en plein air”. Esse sono rappresentazioni di vedute in cui si percepisce l’attrazione dell’artista per la natura. All’interno della collezione di questi dipinti celebri sono: La Senna ad Argenteuil (1873), Il sentiero nell’erba alta (1876-1877), La Senna a Champrosay (1876), Il ponte della ferrovia a Chatou (1881), sino a Paesaggio a Cagnes (1915 ca).

Nella quarta sezione sono esposte opere il cui tema è l’infanzia, tra cui vi sono anche alcuni ritratti di fanciulli e giovani ragazzi. Ricordiamo il più famoso raffigurante Claude Renoir, il figlio di Renoir Il clown.

La quinta sezione ospita alcune scene di vita moderna e diletto, come scene ludiche o tipiche della vita mondana parigina. Tra questi ricordiamo La balançoire, ovvero l’altalena, Ballo in campagna e Ballo in città.

La sesta è una piccola sezione in cui sono raccolte le nature morte, uno dei temi in cui l’artista ha affermato di aver sperimentato maggiormente tonalità e valori.

La settima sezione è dedicata ai nudi, tema molto caro al pittore. Tra queste opere cinque sono quelle emblematiche, dipinte nell’ultimo periodo della sua vita, tra il 1906 e il 1917: Femme nue couchée, Grand nu, La toilette, Nudo di donna visto di spalle, Odalisque dormant e una imponente scultura in bronzo, l’unica opera plastica in mostra, Eau.

La chiusura della mostra è dedicata all’ultimo fondamentale capolavoro di Renoir Le Bagnanti, considerata il testamento pittorico di Renoir.

Tra tutte le opere esposte vorrei soffermarmi sui due Balli, in città e in campagna. Entrambi i dipinti vennero commissionati a Renoir nel 1872 dal mercante Paul Durand-Ruel, che specificò anche il tema che dovevano trattare, il ballo appunto. L’anno successivo l’artista creò queste due tele, l’una il contrapposto dell’altra, e fin dalle prime mostre furono esposte vicine per volere dello stesso Renoir.                                                     

I due quadri sono dello stesso formato e i personaggi, praticamente a grandezza naturale, rappresentano due aspetti diversi, addirittura antitetici del ballo. All’eleganza discreta dei ballerini di città, all’austerità del salone in cui si esibiscono, si contrappone la vivacità della danza di campagna all’aria aperta.
La coppia trascinata dalla musica in Ballo in campagna non si è forse alzata da una tavola non ancora assettata e il cui disordine è accentuato dal cappello caduto in terra in primo piano? La lista delle contrapposizioni tra i due pannelli potrebbe continuare e riguardare perfino la gamma di colori, fredda per l’abito di Suzanne Valadon, la modella di Ballo in città, calda per Aline Charigot, futura sposa di Renoir, che presta i suoi lineamenti sorridenti alla ballerina di campagna. Tuttavia, al di là di queste differenze, le due coppie sembrano unite da uno stesso movimento, come se ciascuna impersonasse una sequenza di uno stesso ballo.
Questi due quadri mostrano l’evoluzione del pittore agli inizi degli anni Ottanta del XIX secolo. Il disegno diventa più preciso e la semplificazione della tavolozza rompe con le pennellate vibranti delle tele anteriori. Renoir stesso confessava che questa maggiore attenzione per il disegno corrispondeva ad un’esigenza di rinnovamento nata dopo che l’artista aveva avuto la possibilità di ammirare le opere di Raffaello in Italia.

renoir-gam-torino-ballo-campagna-citta

Pubblicato in Visite | Lascia un commento

THE BUTLER – UN MAGGIORDOMO ALLA CASA BIANCA

recensione di Gabriele Artusio, 4E

TITOLO ORIGINALE USA: The Butler                                                                                REGISTA: Lee Daniels                                                                                                    PRODUTTORE: Lee Daniels, Buddy Patrick, Laura Ziskin, Cassian Elwes

CASA DI PRODUZIONE: Salloway Rubenstein production, Windy Hill pictures                                                                                                                                                                                                                SCENEGGIATURA: Lee Daniels, Danny Strong                                                                           COLONNA SONORA:  Rodrigo Leao                                                                                            COSTUMI: Ruth.E Carter                                                                                                            DURATA: 132 minuti                                                                                                                     CAST: Forest Whitaker, John Cusack, Robin Williams, Alan Rickman, Oprah Winfrey,Minka Kelly, Jane Fonda

article-2356580-1AAAE319000005DC-966_634x502 butler_jpg_size_xxlarge_original

Dopo il travolgente successo di “the Help” nel 2011, “the Butler, un maggiordomo alla Casa Bianca” segna quello che possiamo considerare un secondo capitolo di un nuovo filone cinematografico incentrato sulla questione razziale negli Stati Uniti. Alla regia troviamo Lee Daniels, produttore di “Precious”(2009) ed alla produzione Danny Strong, che da attore si è lanciato nel mondo del cinema come produttore e sceneggiatore.

TRAMA

La storia prende in considerazione un lungo arco dei tempo, dal lontano 1926 al 2008, in questi 82 anni Cecil Gaines (Forest Whitaker) nato schiavo nelle piantagioni di cotone della Georgia, diventa “negro di casa“, poi cameriere ed infine, notato da alcuni politici a Washington D.C, riceve il più prestigioso degli incarichi: maggiordomo alla Casa Bianca. Siamo nel 1957 quando Cecil inizia la sua carriera sotto Dwight Eisehnower (Robin Williams), e Cecil diventa testimone oculare di tutto quanto accade nella Casa più famosa e chiacchierata del mondo, dalle decisioni legislative ai 152 paia di scarpe di Jacqueline Bouvier (Mrs.Kennedy, Minka Kelly), ma la sua carriera avrà serie ripercussioni sulla famiglia ed alla fine sarà costretto a fare una scelta…

UN AFFRESCO STORICO

Film storico e biografico, “The Butler”, ripercorre quasi interamente l’ultimo secolo di storia dell’America, dando una versione della storia a stelle e strisce abbbastanza coerente, ma con alcune imprecisioni. Per iniziare, occorre confrontare il film con altre pellicole “colleghe” come il già citato “The Help”, il recente (e pesante) “Lincoln” e cercare di discostarlo dal mediocre “il Sapore della vittoria” (2000), prodotto Disney dove la questione razziale era più imposta che proposta…

E’ un film decisamente diverso da “the Help” per molti aspetti, l’ironia, che contraddistingueva la pellicola di Kathryn Stockett, è rimpiazzata da un amaro e crudo realismo (a cominciare dalla primissima scena dove il piccolo Cecil – Michael Rainey – vede il proprietario della piantagione violentare la madre ed uccidere a sangue freddo il padre), non di rado molte scene mettono fortemente a disagio ed alle volte la farsa si inserisce nella tragedia (una scena che gli appassionati dei film di Thomas Millian e Bombolo troveranno alquanto famigliare).

La sceneggiatura e la scenografia in compenso, sono eccezionali: dalla piantagione della Georgia, alla scoppiettante Washington D.C tra gli anni ’50 e ’80 alle strade del Tennesse, insanguinate dalle proteste e manifestazioni (agghiacciante – in senso buono – la scena dell’attacco del Ku Klux Clan). La produzione crea un’immagine dell’America a due facce: una che tenta di presentarsi come la più grande salvezza del mondo, come un nuovo Messia; l’altra attanagliata da proteste, crisi e disuguaglianze sociali. 132 minuti sono perfetti per rendere il film godibile anche per chi di solito non ama il genere, senza renderlo un filmuccio della domenica pomeriggio, nè un polpettone storico adatto solo a stomaci di ferro (che era il grande difetto di Lincoln).

ATTORI

Il cast è in generale molto buono, a cominciare dei due protagonisti assoluti Cecil (Whitaker) e sua moglie Gloria (Oprha Winfrey), che ci mostrano la vita di una famiglia di colore nel periodo 50-80 tra i loro alti e bassi (e strappando anche qualche sorriso, con il loro vestito da discoteca); non male i figli Charlie (Elijah Kelly) e Louis (Daniel Oyelowo), così così la ragazza di Louis (scusate non me la ricordo, ma ha lo stesso atteggiamento di Mila Kunis). Gli attori dei vari presidenti e delle first Ladies, sono invece quelli  che hanno avuto le maggiori critiche, in bene e in male: partiamo quindi con la classifica dei presidenti:

1° RONALD REAGAN:

Penultimo ad apparire (c’è un breve cameo di Obama), al 40° presidente degli Stati Uniti, presta il volto Alan Rickman (lo storico Severus Piton degli otto Harry Potter). A parte la somiglianza straordinaria, Rickman riporta in vita anche il carattere del presidente in maniera impeccabile: la ciliegina sulla torta è Nancy Reagan (Jane Fonda), anche lei quasi identica nel fisico e nel carattere.

2° DWIGHT EISEHNOWER:

Il primissimo presidente incontrato, interpretato da Robin Williams (il prof. Keating, in “L’attimo fuggente”) dà anch’esso una buona versione del presidente in bilico tra l’accettare il cambiamento o rifiutarlo; non è il migliore Robin Williams ma va bene, buona anche la first Lady

3° JOHN FITZGERALD KENNEDY.

Qui incominciano i problemi, Marsden è molto, anzi molto discreto nell’interpretare JFK, già era difficile trovare qualcuno di straordinaria somiglianza come Rickman e Reagan, ma Marsden è fin troppo giovane, non riesce a rendere la personalità del presidente leggenda, Minka Kelly, alias Jackie Kennedy, se ls cava un pochino meglio…

4° LYNDON JOHNSON

Nel tentativo di creare un contrappeso a Kennedy/Marsden, Liev Schreiber/ L.Johnson risulta addirittura antipatico; cani ovunque, persino in bagno…

5° RICHARD NIXON

E’ il punto più basso dell’intero film: Cusack (gli amanti del catastrofico lo ricorderanno come il protagonista di “2012” di R.Emmerich, 2009) non è neanche lontanamente simile fisicamente, ne tantomeno nella personalità, il suo atteggiamento annoiato non fa che gettare discredito e peggiorare la reputazione di Richie, evidentemente non bastava il Watergate…

Per finire Ford, Carter, i due Bush e Clinton, non hanno volto; fanno una breve comparsa Obama e sua moglie (una delle ultime scene è un party elettorale organizzato da Cecil e Gloria, altro che quelle robe nostrane…)

Breve cameo di Maria Carey

In breve: buona storia, buoni i personaggi a parte quei tre… sceneggiatura ok, discreta colonna sonora. E’ una buona occasione per conoscere un problema di cui tanto si discute, ma che ci sembra lontano anni luce. Da vedere.

Pubblicato in Visite | Lascia un commento