di Marco Soffiato 3^D
del Primo Liceo Artistico Statale di Torino
Il lento e inesorabile degrado cui è soggetto il patrimonio artistico e culturale italiano si diffonde a macchia d’olio. L’ingente patrimonio artistico nella nostra penisola rischia sempre di più la totale rovina, con gravi conseguenze sul settore turistico.
Dopo poco più di un anno dal crollo della Domus dei Gladiatori, l’edificio adibito a palestra dove i gladiatori si allenavano e riponevano armi e armature in apposite nicchie ricavate dai muri, avvenuto il 6 novembre 2010 aPompei a causa della pioggia, si registra , il 12 aprile 2011 aVenezia, la caduta dovuta all’usura di una colonna della balaustra del Ponte di Rialto, una delle icone artistiche della città lagunare. Gli artigiani veneziani si sono resi disponibili a occuparsi del restauro della colonna gratuitamente ma occorrerebbe un intervento mirato e soprattutto immediato all’intero monumento, dato che non si tratta del primo crollo di una colonna. Il che richiederebbe, secondo l’assessore ai lavori pubblici Alessandro Maggioni, qualche milione di euro che non potrebbero in alcun modo essere stanziati dalla Regione Veneto dato il periodo di “magra” riguardante le risorse economiche e i fondi a disposizione della regione, al fine di restaurare il Ponte di Rialto. L’usura e il maltempo non sono le uniche cause del degrado che, piano piano, erode il patrimonio culturale italiano, anche i moderni insediamenti industriali possono rappresentare una minaccia per la sua conservazione. Allarmante è la situazione della settecentesca Villa Pola, situata a Vedelago nel trevigiano, non troppo distante da Villa Emo a Fanzolo di Vedelago progettata da Andrea Palladio, grande architetto, teorico dell’architettura e scenografo italiano del Cinquecento. La residenza di Vedelago rischia di trovarsi non poco distante da un ingombrante progetto di un complesso agroindustriale esteso su ottantottomila metri quadri, provvisto di stabilimento per la macellazione, lavorazione di prodotti agricoli, impianto a biogas, produzione di latte e centro di ricerca. che implicherebbe anche la costruzione di un nuovo casello della futura e discussa Pedemontana Veneta.
Da ormai due anni si protrae questa vicenda senza una soluzione: il Comune di Vedelago ha approvato il progetto, la Provincia di Treviso non ha espresso pareri chiari,la Regione Venetotenta ancora di temporeggiare. Nicola Di Santo, presidente di Credito Cooperativo di Treviso e Fondazione Villa Emo, istituzione proprietaria della villa, ha fatto stimare l’effettivo impatto ambientale del progetto sul territorio e reso pubblici i risultati; ha quindi ottenuto udienza in Quirinale.
In attesa di una svolta decisiva, a quanto pare, gli imprenditori, scoraggiati dalla difficile situazione giuridica, sembrano propensi a trovare altra ubicazione per gli stabilimenti.
Il consigliere comunale Laura Puppato non esclude che dietro l’iniziativa imprenditoriale possano nascondersi altri interessi, come i proventi derivanti dall’escavazione di milioni di metri cubi di ghiaia bianca, una vera e propria cava funzionale alla realizzazione del progetto.
Questi sono alcuni esempi evidenti di come i Beni Culturali siano troppo spesso lasciati a loro stessi senza nessuna tutela.