A cura della prof.ssa Bicego
“Fra insegnante e alunno dovrebbe stabilirsi un rapporto amichevole in luogo di uno ostile, un riconoscimento da parte degli scolari che l’educazione giova a sviluppare la loro vita e che non è una mera imposizione dall’esterno, la quale impedisce di giocare e richiede molte ore di immobilismo”
Bertrand Russell
Analizzando il pensiero di Russell possiamo comprendere che secondo lui tra l’alunno e il docente si dovrebbe instaurare un rapporto amichevole, ovvero un rapporto di rispetto e aiuto reciproco, disponibilità e comprensione, gentilezza e riconoscimento, quest’ultimo soprattutto da parte degli scolari che dovrebbero capire e comprendere che l’educazione e gli insegnamenti dati loro dai professori sono importanti, giovano alla loro vita attuale e futura e non sono solo un’inutile imposizione nonostante tolgano ore allo svago e al divertimento per darle allo studio e all’impegno.
Naturalmente non posso non essere d’accordo con Russell, è un pensiero corretto, ma non sempre è messo in pratica, sia dai docenti che dagli alunni. Non è facile trovarsi in sintonia con dei professori, parlo da alunna, ma penso che anche per molti di loro sia lo stesso. Spesso noi alunni li vediamo come “cattivi”, che ci fanno verifiche e interrogazioni a sorpresa, che ci mettono un due per cose secondo noi inutili, che ci danno troppi compiti per la settimana, o che ci fanno delle verifiche troppo difficili. Soffermandomi un attimo a pensare, sono arrivata alla conclusione che tutto ciò è veramente attuabile nella vita al dì fuori della scuola, ovvero: dalla vita non ci si può aspettare nulla, è tutta una sorpresa, non sappiamo cosa ci può succedere e non abbiamo nulla di certo. E chi non ha mai preso un due di picche da un/a ragazzo/a? Troppi compiti e verifiche difficili sono perfettamente paragonabili alla vita che penso che per nessuno sia facile perché una volta uscito dalla scuola, lì sì che ti devi rimboccare le maniche e svolgere molti più compiti per mantenere te e la tua famiglia. Quindi dovremmo cercare di capire i professori quando ci rimproverano o ci elogiano per qualcosa da noi fatto, prendere la scuola con più filosofia e riuscire a paragonare tutti i suoi aspetti, positivi e negativi che siano, nella nostra vita. Cordaro Giulia Giada
Secondo me con questa frase Russell voleva spiegare che tra l’insegnante e l’alunno c’è bisogno di fiducia, soprattutto quando il secondo non ha la fiducia necessaria per poter capire le buone intenzioni del docente.
Inoltre secondo me, l’allievo, magari nel tempo, dovrebbe capire che l’insegnante non ha e non vuole avere un ruolo dove impone dettando compiti ma quello di far conoscere al discente i doveri dell’uomo attraverso la conoscenza.
Sono completamente d’accordo con quello che ha voluto dire Russell perché comunque penso che il professore debba essere una figura rassicurante e diciamo anche un punto di riferimento, perciò con “rapporto amichevole” non si deve intendere il fatto di essere amici per raccontarsi faccende personali o intime perché questo tipo di amicizia la si può trovare nel cosiddetto gruppo chiamato “classe”.
Credo anche che piuttosto che amicizia ci debba essere, oltre alla fiducia, anche la complicità e il rispetto da entrambe le parti. Donato Martina
Concordo pienamente con il pensiero di Russell, un rapporto amichevole tra studente e professore può invogliare il ragazzo allo studio e alla partecipazione alle lezioni. Nonostante il rapporto amichevole bisogna mantenere i ruoli di professore e alunno. A mio parere avere un rapporto amichevole é molto utile, noto che quando conosco nuovi professori apprezzo molto di più quelli amichevoli che professori con atteggiamenti ostili e rigidi.
Purtroppo spesso i ragazzi vedono la scuola come un’imposizione dall’alto, ma la scuola é ciò che ci fa crescere, maturare, ci fa diventare ciò che poi saremo da grandi. Adesso potrà sembrare una noia andare a scuola e stare attenti a tutte le lezioni, ma spero che quando saremo grandi penseremo a questi anni come momenti formativi e utili alla vita. Cecilia Geninatti
Condivido l’idea di Russell sul fatto che fra insegnante e alunno ci vede essere un rapporto amichevole e che la scuola aiuta a sviluppare la loro vita in futuro.
Secondo me un professore amichevole è un insegnante che cerca di capire gli alunni, che ripete anche più volte se ce n’è bisogno, che non ha i suoi preferiti, che si impegna sempre per far capire meglio gli argomenti scolastici e che gli studenti possono fidarsi di lui e dire tutti i loro problemi. Se un professore regala i voti e ha i suoi alunni più bravi non è un professore amichevole, magari lo è solo per alcuni scolari ma penso che sia molto ingiusto verso gli altri.
Se io avessi un bel rapporto con un professore sarei molto felice e attenta alle sue lezioni e non vedrei l’ora di imparare qualcosa da lei/lui, anche la vita scolastica sarebbe migliore.
Ho avuto un compagno che aveva dei problemi con un professore e odiava le sue lezioni ed era sempre assente nelle sue ore, sembrava insoddisfatto dalla sua vita scolastica semplicemente perchéé aveva un brutto rapporto con un insegnante. Da ciò ho capito che è molto importante avere un insegnante socievole e comprensivo.
Non approvo l’idea che a scuola si dovrebbe venire volentieri; perché come succede nel mio paese, Corea del sud, i miei amici che studiano lì non vanno a scuola per avere più possibilità nella vita o perché vogliono imparare qualcosa, ma perché sono obbligati e non hanno scelta. La scuola l’inizia alle 7.50 e finisce alle 23 e i ragazzi del mio paese sembrano nati solo per studiare. Per loro la scuola non è un posto bello dove imparare cose che servono nella vita, ma è considerata come una gabbia. Vanno a scuola perché tutti ci vanno e se non hai la laurea ti considerano come un perdente e non si trova lavoro in futuro, andare all’università non è una scelta e da un “puoi andare” ormai è diventato un “devi andare”. Dopo tutto questo, per loro la scuola non può essere un posto piacevole.
Alla fine io penso che andare a scuola sia importante, come lo è avere dei buoni rapporti tra professori e alunni, ma la scuola non può essere sempre un posto piacevole dove impari nuove cose, perché è stancante stare diverse ore immobili sulle sedie e seguire numerose lezioni, una soluzione sarebbe pensare alla scuola come seconda casa e prenderla come un divertimento, non un obbligo. La scuola aiuta ognuno a costruire il proprio futuro. Dawon Kim
Ciò che Russell dice è sicuramente giustissimo, ma rimango dell’idea che sia quasi inattuabile. Questo è il modello di scuola così detto “ideale”: i professori stanno vicino agli studenti, li aiutano a comprendere la propria materia, a studiarla e anche ad amarla; gli studenti rispettano il ruolo che occupa il professore nella loro educazione, seguono regolarmente le lezioni, studiano e svolgono gli esercizi assegnati, “sacrificano” quelle ore che potrebbero passare a giocare o divertirsi in studio delle materie scolastiche. Tutto questo può funzionare se c’è collaborazione tra lo studente e l’insegnante.
Siccome in questo mondo nulla è perfetto, trovo estremamente difficile trovare lo studente modello o il professore bravissimo.
Se l’insegnante viene a scuola solo per avere lo stipendio e non per far “digerire” la propria materia a chi viene teoricamente per imparare, non può certo pretendere la luna. Insomma, se non ci mette passione non ottiene amore. Esistono anche casi in cui il professore si sforza al massimo per spiegare e presentare agli alunni il programma previsto, ma magari non è portato per l’insegnamento e quindi manca quel legame che dovrebbe formarsi tra i due.
Così come ci sono studenti non portati per lo studio, ma per non generalizzare, ci sono quelli che si impegnano ottenendo ottimi risultati, quelli che si impegnano ma non ottengono eccellenti risultati, quelli che non studiano ma vanno bene e per finire quelli che non studiano e ottengono qualcosa equivalente al nulla.
Un alunno dovrebbe prendersi le sue responsabilità e svolgere il suo dovere come può, nel migliore dei modi possibili. Ovviamente il ruolo del professore è fondamentale per la riuscita di ciò e la classe dovrebbe essere unita e collaboratrice. Delia M.
A mio parere la parola chiave di ciò che afferma Russell è Educazione. L’educazione è il grande motore dello sviluppo personale. È grazie all’educazione che la figlia di un contadino può diventare medico, il figlio di un minatore il capo miniera o un bambino nato in una famiglia povera il presidente di una grande nazione. Non ciò che ci viene dato, ma la capacità di valorizzare al meglio quel che abbiamo è ciò che distingue una persona dall’altra. Tutto ciò è magnifico, per questo motivo Russell ci invita ad avere un rapporto amichevole con il docente, perché per avere un rapporto rispettabile con un insegnante bisogna possedere una buona educazione e quest’ultima rende stimabile il maestro stesso. Ma vi sconsiglio vivamente di fingere d’esser ben educati, poiché l’educazione nasce da una spontaneità passiva del nostro essere che oscilla tra il giusto e l’abituale, ma la spontaneità a lungo andare diventa una posa difficile da mantenere. Quel che spero capiate voi giovani è niente meno di ciò che lo stesso Russell vi rammenta, ossia che l’educazione non è una mera imposizione dall’esterno, ma una virtù che giova a sviluppare la vostra vita. Siate educati, abbiate voglia d’imparare, lasciate che v’insegnino, siate sinceri con voi stessi ancor prima che con gli altri. Solo così potrete dir d’aver vissuto davvero e i vostri nomi si accosteranno all’eterno.D.P.