IL MUSEO
di Marta Concas 4^As
La classe 4^As dell’istituto d’arte Passoni ha avuto il privilegio di visitare il magazzino e il laboratorio di restauro archeologico del Museo di Antichità di Torino, straordinariamente aperto al pubblico.
Siccome è stato un evento importante, la classe è stata precedentemente preparata dalla professoressa di laboratorio Silvana Statile sull’archeologia e sugli argomenti che sarebbero stati trattati al museo. La professoressa Roberta Testa, di italiano, ha distribuito materiale sul museo; una definizione mi ha particolarmente colpita: “il museo è un’istituzione permanente, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo, è aperto al pubblico e compie ricerche che riguardano le testimonianze materiali e immateriali dell’umanità e del suo ambiente; le acquisisce, le conserva, le comunica e, soprattutto, le espone ai fini di studio, educazione e diletto.” (ICOM). Tornando alla visita, l’archeologa dott.ssa Patrizia Petitti inizialmente ha spiegato la storia del complesso museale e ciò che ospita. Il Museo di Antichità è nato nella seconda metà del Cinquecento e raccoglieva le collezioni private dei Savoia. Nel 1700 il museo diventa pubblico e viene chiamato Regio Museo dell’Università. I locali del museo ospitano l’archeologia piemontese dal Paleolitico al Rinascimento, e reperti provenienti da Cipro, dalla Magna Grecia, da Roma e anche etruschi e assiri. Oltre agli spazi espositivi, il complesso è suddiviso in diverse parti: il magazzino, che contiene centinaia di cassette di scavo, e il laboratorio di restauro della Soprintendenza per i beni Archeologici del Piemonte, dove gli archeologi e i restauratori hanno mostrato il materiale in fase di restauro e pulitura, gli strumenti di lavoro, le radiografie, i fascicoli descrittivi di tutte le opere restaurate, sia di quelle ultimate sia di quelle in fase di restauro. Di questa visita, alla classe è piaciuta molto la parte riguardante il laboratorio perché è interessante vedere i diversi metodi di lavoro anche rispetto alle tecniche e alle informazioni sui materiali che stiamo studiando e imparando noi, nella nostra scuola che ha come indirizzo il restauro delle opere pittoriche. Per noi è importante incontrare diversi esperti di settore, vedere le attività sul campo, soprattutto respirare un po’ di passione per questo lavoro che sembra così difficile da raggiungere alla fine di un percorso che ha l’aria di essere piuttosto lungo. Incredibile, pensare che siamo in un paese così ricco di beni artistici, anche a rischio a livello conservativo, eppure non sembra così ovvio l’investimento nelle strutture e nelle figure professionali che proprio di quei tesori saprebbero e vorrebbero occuparsi.
IL LABORATORIO DI RESTAURO
di Federica Pecere 4^As
Durante la visita e la spiegazione della restauratrice Milena Magnasco, gli studenti hanno potuto vedere qual è la giornata tipica del restauratore: la fotografia del reperto, la sua pulitura, la consulenza degli archeologi e le varie fasi di lavoro vero e proprio.
Questo luogo è il cuore pulsante di tutti i musei archeologici del Piemonte perché, oltre ad occuparsi delle opere e dei reperti del Museo di Antichità, si prende cura dei reperti del Museo Egizio di Torino che, come sappiamo, è secondo solo a quello del Cairo.
Ogni giorno arrivano casse e cassette di reperti da tutta la regione Piemonte che i restauratori devono mettere in sesto e catalogare. Le classi hanno potuto vedere anche gli archivi del laboratorio, contenenti più di 30.000 schede inerenti tutto ciò che hanno restaurato nel corso degli anni. L’archivio ha assolutamente bisogno di essere rimodernato e necessita di notevoli investimenti “tutte le schede devono essere trascritte al computer, ma è un lavoro lungo, ci servirebbe sicuramente un aiuto informatico” dice Angelo Carlone, un altro restauratore che lavora nel museo. Il dottor Carlone ha accompagnato i ragazzi in questo viaggio nel mondo di un settore lavorativo che purtroppo viene sottovalutato dagli studenti che credono sia poco remunerato e saltuario. Questa visita straordinaria, alla quale solo questi alunni hanno avuto l’occasione di partecipare, ha però aperto le menti di alcuni di loro. Alla domanda “quali cose hai appreso da questa visita?” molti non solo hanno accennato alle tecniche di restauro ma anche alla “voglia di fare dei restauratori, alla loro motivazione e passione; sono persone che hanno studiato e hanno le qualifiche per fare questo lavoro”. Questo fa capire ancora di più quanto la scuola sia importante e soprattutto quanto sia necessario avere pazienza e volontà per fare questo tipo di mestiere. Da quello che ho visto queste persone amano davvero molto il loro lavoro.