Carlotta Pupulin, 3^As
Sono stata, per le vacanze di Natale, alle isole Canarie. Qui, girovagando per Las Palmas, ho trovato, in una viuzza che conduceva alla cattedrale, il CAAM, Centro Atlantico di Arte
Moderna. All’interno di questo museo era presentata la mostra di un’artista Inglese/Nigeriano che mi ha molto colpita. Ho quindi pensato di condividere con tutti voi quest’esperienza in modo che possiate, nel caso lo riteniate interessante, andare a cercare qualche immagine delle sue opere.
Nasce, negli anni ’60, in Inghilterra ma, in giovanissima età la famiglia deve ritrasferirsi in Nigeria. Shonibare, a soli sedici anni, torna in Inghilterra, dove completerà i suoi studi di base per dedicarsi, infine, all’arte.
La mostra di quest’artista espone opere che esprimono pienamente la sua ricerca sul colonialismo (e post-colonialismo) nell’ambito della globalizzazione. Si può, infatti, notare questa sua ricerca all’interno di molte sue opere dove Shonibare sposa i peculiari colori dell’Africa nera con abbigliamenti, acconciature e pose dell’Inghilterra di fine Ottocento (la Nigeria nacque, sotto la corona inglese, negli anni ’80 dell’Ottocento).
Altro tema molto rimarcato dall’artista è quello delle razze, legato al tema delle classi. Egli esprime questi suoi temi attraverso pitture, scultura, fotografia e, più recentemente, film e performance. In tutte le sue opere sono, comunque, ben visibili le sue radici Africane. Ciò è testimoniato, infatti, dalla vasta gamma di colori e abbinamenti da lui scelta, le maschere quasi tribali indossate da alcuni personaggi, la presenza di animali esotici.
Consigliata anche la visione della serie di foto dedicate dall’artista alla Divina Commedia di Dante Alighieri (purtroppo se ne trovano solo due con google immagini).
Wow, che artista interessante! Ho trovato qualche altra immagine di sue opere in Internet (“The Sleep of Reason Produces Monsters”, ispirato a Goya, “Avaricious and Prodigal”, basato su un’incisione di Doré, “The Rise and Fall”, “Cannonball Heaven”, e una della serie “Willy Loman”, il protagonista di Death of a Salesman, di Arthur Miller): colori fantastici, un uso raffinato della citazione, grande passione per i materiali. Bella e interessante recensione.