L’esperienza a Pracatinat…che dire, un concentrato di emozioni che tra alti e bassi, mi ha permesso di conoscere tanti aspetti importanti dei miei compagni di classe e soprattutto di me stesso! Penso in quei tre giorni sia nata un’armonia maggiore che in tutto il resto dell’anno, che siano cadute tante maschere e sia venuta a galla la vera parte di noi stessi, permettendo ai nostri rapporti di andare nel verso giusto, quello delle amicizie vere, quello che realmente ci unisce!
Inoltre c’è stato modo di pensare tanto, di essere liberi di mettere in ordine i nostri pensieri prima di ritornare nel caos di tutti i giorni. Forse, la parte più difficile è stata proprio quella di provare a riordinarmi dentro, perché devo conoscere bene i miei cassetti e i miei scaffali, cioè me stesso, per poi riporre tutto all’interno e trovare una cosa, ovvero una soluzione adeguata a me stesso, appena ne ho bisogno, perché per ora dentro me queste “cose” (emozioni, sicurezze…) sono come sparpagliate in un vasto prato e quando ne sento il bisogno non le trovo!
Questo viaggio alla ricerca di me stesso mi hanno portato a scegliere, tra le tre frasi proposte dal progetto, “Un posto lo troviamo”, stimolo che ho inteso come un rifugio dove potermi creare una bella dose di autostima prima di ritornare a rapportarmi con gli altri: in questo caso il rifugio è stata l’esperienza di Pracatinat in tutti i suoi aspetti, perché sono tutti lontani dal caos.
Completata la scelta, il gruppo che si era identificato con questa frase è risultato essere il più numeroso e, una volta riuniti per progettare la nostra “scultura”, ci siamo accorti che tutti i componenti di “Un posto lo troviamo” avevano inteso la frase nel mio stesso modo,magari con qualche sfumatura, ma il succo era rappresentare tutti i nostri ostacoli, le nostre paure e la soluzione appena scoperta a Pracatinat, a contatto con la natura ma soprattutto con noi stessi.
Ecco allora che abbiamo applicato, su una struttura verticale di legno (realizzata con rami raccolti durante le passeggiate), diversi piani: il primo più in basso rappresentava la società e la moda che ci opprimono e ci condizionano ostacolando la vera espressione di noi stessi; su un piano superiore abbiamo posto un cerchio nero che rappresenta il nostro prato interno con tutte le “cose” sparpagliate; sopra ancora i nostri affetti, che abbiamo capito essere un aiuto per riordinare e svuotare il prato; infine, per ultimo, uno scudo che purtroppo non è parte della nostra vita di tutti giorni, perché rappresenta quella splendida parentesi di tre giorni condivisi a Pracatinat che ha permesso a ciascuno di noi di ricavare tanto da sé e dagli altri!