Il Progetto
Si tratta di un percorso consolidato, efficace e collettivo che parte dall’appello giornaliero: tutti i ragazzi, per almeno un mese, all’inizio di ogni lezione raccontano un sogno o descrivono un’immagine onirica, utilizzando il tempo presente. Le immagini sono poi trascritte da ognuno su un apposito quaderno, il “dream buster”, che i ragazzi devono portare sempre con sé, per catturare, appunto, ciò che si presenta inaspettatamente e poi svanisce.
Gli allievi sono poi invitati, nell’esposizione orale, a passare dalla prima alla terza persona,per creare una distanza e “vedere” con più oggettività il materiale onirico.
In un secondo tempo s’inizia la rielaborazione scritta dei sogni, che viene effettuata in classe: l’insegnante suggerisce un paio di incipit (tipo “Aprì lentamente la porta bianca..”) , i ragazzi continuano trasformando quella terza persona in personaggio (gli danno un nome) e costruiscono una breve vicenda onirica, liberi di partire dai propri sogni ma anche di saccheggiare il patrimonio comune di immagini che la classe, nel tempo, ha prodotto.
L’insegnante e i compagni danno poi indicazioni successive di revisione e miglioramento, finché, attraverso due o tre riscritture, non si giunge a presentare brevi racconti corretti e convincenti.
La fase finale prevede la trascrizione al computer e l’impaginazione, la titolazione e l’affiancamento, ad ogni racconto, di un calligramma, sempre elaborato dai ragazzi.
Quest’anno gli allievi si sono organizzati in modo da creare un fascicolo finale di cui ognuno ha avuto una copia.
Il lavoro dovrebbe continuare in seconda con il confezionamento di un vero e proprio libro.