a cura della Prof. Bicego
Torino commemora il 70° anniversario della liberazione del campo di Auschwitz con una mostra dedicata a Primo Levi, cittadino torinese deportato in questo campo. Ebreo, partigiano, venne catturato e fece parte del TRASPORTO 27, partito da Fossoli di Carpi verso Auschwitz il 22 febbraio 1944. Il trasporto era costituito da 489 persone (ebrei, italiani, stranieri arrestati da italiani), di queste all’arrivo 365 furono subito selezionate, le restanti (95 uomini e 29 donne) furono immatricolate.
La mostra, ospitata presso Palazzo Madama, inizia già all’esterno annunciata da un carro merci identico a quelli usati per i deportati.
La mostra, suddivisa in sei sezioni,non si limita alla deportazione ed alla testimonianza di essa, ma offre uno sguardo più articolato sull’autore, indaga I mondi di Primo Levi, la sua personalità multiforme di scrittore, chimico, scultore, nonché il suo essere ebreo.
Toccanti la parte sulla deportazione ad Auschwitz, il filmato, le foto e le frasi su di essa… Belle, e anche queste sicuramente emozionanti, le frasi prese dal libro “Se questo è un uomo” che voglio assolutamente leggere. Un po’ più noiosa la parte sulla chimica, sono sincera.. Ma molto interessante il filmato sulla vita di Levi con le date e i fatti più importanti e molto bella la frase con cui si chiude la mostra, che dice: “Prego il lettore di non andare in cerca di messaggi. È un termine che detesto perché mi mette in crisi, perché mi pone indosso panni che non sono i miei, che anzi appartengono ad un tipo umano di cui diffido: il profeta, il vate, il veggente. Tale non sono; sono un uomo normale di buona memoria che è incappato in un vortice, che ne è uscito più per fortuna che per virtù, e che da allora conserva una certa curiosità per i vortici, grandi e piccoli, metaforici e materiali.” (Dall’introduzione a Racconti e Saggi). (Giulia Cordaro 3^ H)