Torneranno i prati
Un film di Ermanno Olmi. Con Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria. Drammatico, durata 80 minuti – Italia, 2014.
Teniamocelo ben stretto questo grande maestro del cinema italiano che a 83 anni ha ancora voglia di raccontare, di lasciare un segno, di lanciare messaggi importanti, di portare avanti quei valori universali di pace e solidarietà. L’occasione del centenario della Grande Guerra è troppo ghiotta per Ermanno Olmi per lasciarsela scappare. Lui, che fin da bambino ha sentito i racconti del padre bersagliere d’assalto e più di una volta lo ha visto piangere ricordando quella carneficina compiuta tra le sponde del Piave, gli Altopiani e le cime fredde e trincerate delle Alpi, ha voluto dedicare questo suo ultimo film ai tanti giovani traditi e mandati a morire, senza un vero perché. “Torneranno i prati” è la descrizione di una giornata di guerra nel 1917, ma soprattutto è il contrasto tra il silenzio delle montagna e il combattimento assordante che squarcia – devastando l’ambiente e soprattutto le persone – la pace di quei luoghi.
Come nel “Mestiere delle Armi”, Olmi analizza con occhio attento la mostruosità di una guerra, che ormai non ha più testimoni viventi e il regista si sente in dovere di tramandare alle generazioni future. L’arte cinematografica nel film emerge forte anche in questa circostanza, con inquadrature che sono come opere pittoriche, assemblate con la musica di Paolo Fresu, e una poesia ermetica ed essenziale che evoca i Soldati di Ungaretti.
E poi c’è tanta neve, con freddo e stenti e la speranza che un giorno tornerà la primavera della pace. In primo piano nei film di Olmi c’è sempre la povera gente, persone comuni e semplici, perché sono i grandi che scrivono la storia, ma poi è il popolo che ne paga le conseguenze. Come in questo caso.