di Lucrezia Operti 3^D
del Primo Liceo Artistico Statale di Torino
È pronto a diventare il simbolo di Torino, il grattacielo leggero, chiamato così perché i volumi non toccano terra ed è leggero sulle sei colonne che lo reggono, alto un solo metro meno della Mole Antonelliana, 166 metriche assicurerà efficienza energetica, sostenibilità e spirito pubblico. L’edificio, che diventerà il nuovo centro direzionale della Banca Intesa-Sanpaolo, per ora è alto una sessantina di metri cui se ne aggiungeranno altri cento durante il 2012.
Ecco che cosa ci regala Renzo Piano, architetto genovese oggi considerato il più prolifico architetto italiano vivente, nonché quello che nel 2006 è diventato il primo italiano inserito dal “Time” nell’elenco delle 100 personalità più influenti del mondo. Piano ci spiega che il progetto vuole allontanarsi dalla tradizionale visione capitalistica del grattacielo e sottolineare il carattere pubblico che l’edificio è destinato ad assumere, tentando di arginare le critiche dei cittadini più scettici:
“L’idea – spiega il celebre architetto – è quella di realizzare una costruzione che abbia una valenza di pubblica utilità. Per questo un terzo della torre è aperto a tutti : oltre agli uffici ci saranno infatti un auditorium multifunzionale, una scuola di formazione, una sala espositiva, un ristorante, una terrazza panoramica dalla quale chiudere Torino in un abbraccio che va dalle Alpi, al Po, alla collina”.
Per il momento le uniche parti visibili della struttura sono i nuclei centrali dei vani ascensori, ma entro la fine del 2013 dovrebbe arrivare a compimento, mostrando in tutta la sua interezza la “sua sofisticata ed unica” struttura, così come l’hanno descritta i tecnici della Jacobs impegnati nei lavori. Essendo un grattacielo pensato per proiettare Torino verso il futuro, non potevano essere trascurati gli aspetti di sostenibilità ed efficienza. Una doppia pelle rivestirà interamente quella che per ora sembra una tozza struttura in cemento, ricreando un microclima interno ideale; le lamelle dei brise soleil, elemento d’architettura che serve a proteggere dal diretto soleggiamento facciate di edifici o ambienti interni al fine di evitare la manifestazione di calore eccessivo, proteggeranno le facciate est e ovest, aprendosi o chiudendosi all’occorrenza ed al cambio di stagione; i pannelli fotovoltaici forniranno energia pulita alla struttura; un giardino d’inverno ed una grande terrazza verde coroneranno la struttura, ricreando l’effetto di un giardino a166 metrid’altezza; infine lo studio bioclimatico consentirà di sfruttare i flussi d’aria naturale per ottimizzare la temperatura interna. L’originalità della struttura si concentra però nelle fondamenta, composte da un’enorme struttura in acciaio che staccherà completamente il grattacielo dal terreno e sotto alla quale verrà realizzato l’auditorium.
Ma, nonostante tutto, il “comitato del no” ha presentato più di 2000 firme a sostegno della proposta popolare : “Costruzione di edifici a torre e tutela del paesaggio e dell’ambiente urbano di Torino”, nella quale si chiede di limitare l’altezza degli edifici per tutelare il paesaggio unico dell’arco alpino e non FARE OMBRA sul centro, rovinando lo skyline naturale delle torri e dei palazzi storici, in particolare la Mole Antonelliana.Il grattacielo è chiaro che si farà. I torinesi però han diritto di giudicare e battersi pro o contro l’ombra del gigante a seconda delle loro idee.
Secondo me, cittadina torinese, aver scelto di non “infrangere” il tabù dell’ex palazzo in muratura più alto d’Europa è bel gesto, un regolamento che la città si è data per preservare il suo skyline che è sempre stato caratterizzato dalla Mole come elemento più alto. Ma non sono assolutamente contro i grattacieli, anzi, penso che essi come ogni altro elemento architettonico abbiano il loro fascino.