di Gaia Chieregatti 4^As
All’interno di questa mostra le opere della Landau spiccano sulle altre per il forte impatto emotivo dovuto alla concretezza del loro contenuto. Attraverso un linguaggio naturale fatto di simboli e gesti che appartengono alla quotidianità, le opere video della Landau inducono lo spettatore in una sospensione temporale ipnotizzante. Il ripetersi senza fine di gesti abituali utilizzati per sottoporre sofferenza riesce a bloccare il pensiero del pubblico e a sottolineare l’importanza della denuncia voluta dall’artista. Sia nel caso dell’eroismo ironico dello sforzo esagerato impiegato dai tre uomini legati per tenere in equilibrio un hula-bop (opera in video “toreerà men hula”), paragone dell’eroe odierno che si riduce a essere vincitore di sfide grottesche e inutili, che in quello del video (barhed hula) e della sua angosciante metafora del filo spinato, le opere della Landau evidenziano la reale sostanza dei problemi che la circondano senza evidenziare la reale sostanza dei problemi, senza perdersi in posizioni politiche e inutili opinioni soggettive. Le opere denunciano la difficoltà di non avere patria certa, il sentimento di non appartenenza comune che rende i legami affettivi insicuri e incerti, e si ripercuote con dolore sul popolo israeliano come l’hula-bop di filo spinato sul corpo nudo dell’artista. Questo messaggio, chiaro e silenziosamente gridato, mi ha fatto apprezzare il lavoro della Landau più di ogni altro.