Palcoscenico regale sull’acqua
Nell’imponente Scuderia Grande si può ammirare la mostra su La Barca Sublime, il “Bucintoro del Re di Sardegna”, il più incredibile dei manufatti di Casa Savoia, l’ultima imbarcazione veneziana originale del Settecento esistente al mondo.
All’interno della Scuderia, opera di Filippo Juvarra che partecipò alla realizzazione anche dello stesso Bucintoro, è stato ideato un allestimento multimediale curato da Davide Livermore, registra specializzato in teatro musicale.
La “messa in scena” della Peota si basa sulla valorizzazione della sua funzione di imbarcazione da parata per le feste barocche di corte e costituisce un’attrazione permanente della Reggia.
Arie musicali settecentesche di Antonio Vivaldi, coeve alla Barca Sublime, accompagnano con immagini avvolgenti e oniriche la visione dello spettacolo.
Realizzazione
La Barca Sublime concessa in comodato alla Venaria Reale dalla Fondazione Torino Musei – Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica è presentata dal Consorzio di Valorizzazione Culturale La Venaria Reale in collaborazione con Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino, dopo il restauro promosso e finanziato dalla Consulta stessa e realizzato dal Centro Conservazione e Restauro dei Beni Culturali La Venaria Reale, con la supervisione della Soprintendenza per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici del Piemonte.
DOVE: Scuderie Juvarriane
QUANDO: Fino al 2 giugno (spettacolo ogni 40 minuti: è consigliabile la prenotazione per gli orari d’ingresso previsti); riapertura dal 28 giugno, senza vincolo di orario, nell’ambito della mostra “Gran Gala Reale”.
I giorni di visita sono i medesimi della Reggia.
COME: biglietto per La Barca Sublime e biglietto “Tutto compreso”.
Il “Bucintoro dei Savoia” è l’unico esemplare veneziano del Settecento superstite di imbarcazione antica ad uso cerimoniale e di parata.
Di proprietà di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, è in comodato alla Reggia di Venaria; la Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino ne ha promosso e finanziato l’intervento di restauro con circa 250.000 euro, affidandolo al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale.
La Consulta è un’associazione di 34 Aziende ed Enti, impegnata da 25 anni nel recupero e nella valorizzazione del patrimonio storico-artistico di Torino.
In questi anni sono stai investiti oltre 20 milioni di euro sui principali monumenti della città.
Un allestimento spettacolare
All’interno della Scuderia Grande della Reggia, opera di Filippo Juvarra che partecipò alla realizzazione anche dello stesso Bucintoro, è previsto un allestimento spettacolare curato da Davide Livermore, regista teatrale specializzato in teatro musicale.
La “messa in scena” della Peota, infatti, si basa sulla valorizzazione della sua funzione di “imbarcazione da parata” per le feste di corte barocche e, unitamente a corredi iconografici e divulgativi, costituisce un allestimento permanente all’interno del percorso di visita della Reggia.
L’idea portante è l’immersione della Barca sabauda nell’architettura monumentale della Scuderia Juvarriana e la creazione di un autentico Teatro della Memoria barocco, spazio fisico, ma anche luogo dei sogni dove mettere in scena l’imbarcazione. Arie musicali settecentesche di Antonio Vivaldi, coeve alla Barca Sublime, e immagini avvolgenti e oniriche, costituiscono lo spettacolo.
Una sezione didattica, affidata a due video, restituisce informazioni e notizie sulla storia, il viaggio e il recente restauro, mentre personaggi storici (il re Vittorio Amedeo II e Filippo Juvarra) sono altrettante voci narranti sugli interventi sulla Peota.
Il visitatore viene coinvolto nell’esperienza dello spettacolo teatrale: Pause e Arie si alternano per permettere la visione del Bucintoro in tutta la sua bellezza, mentre momenti onirici, accompagnati dalla musica settecentesca, fanno vivere appieno la “maraviglia barocca”, ricreando lo stupore tipico di quell’epoca.
Il “Bucintoro dei Savoia”
Il Bucintoro torinese (la denominazione, già indicata all’epoca, deriva dal Bucintoro propriamente detto, la grande imbarcazione dorata dei Dogi di Venezia) è una sontuosa imbarcazione da parata per la navigazione fluviale ed ebbe una funzione fondamentale come strumento di comunicazione del potere regio, figurando come “palcoscenico” sulle acque nei momenti più rappresentativi del cerimoniale di corte: la musealizzazione ne ha segnato la fortuna critica garantendone la conservazione fino a noi. Definibile per tipologia come “Peota” (dalla particolare conformazione a scafo piatto per la navigazione in acque basse e ad unico ponte), fu ordinato nel 1729 da Vittorio Amedeo II di Savoia quale Reggia sull’acqua, prestigioso simbolo “di moda” nelle corti dell’epoca (ne possedettero, oltre ai Savoia, Francesco I Re di Francia, gli Estensi, i Gonzaga) probabilmente connesso all’acquisizione del titolo regio di Re di Sicilia dal 1713 e, dopo il 1720, di Re Sardegna, che comportava l’agognato “sbocco” sul mare.
Su verosimile regìa del celebre architetto di corte Filippo Juvarra, che in quegli anni contribuisce alla costruzione di un’immagine internazionale del regno piemontese con il grandioso ampliamento della Reggia di Venaria e la costruzione della Palazzina di Stupinigi, la Peota venne realizzata a Venezia negli “squeri”, o cantieri navali, dove si costruivano e riparavano le barche di piccole dimensioni come gondole, pupparini, sandoli e altri natanti tipici della tradizione navale veneziana (il Bucintoro dei Dogi veniva invece costruito nei cantieri dell’Arsenale della Serenissima).
La barca torinese rimane oggi l’unico grande esempio dell’eccellenza dell’arte veneziana di epoca moderna per le barche da parata e per la loro decorazione scultorea e pittorica, dal momento che l’ultimo Bucintoro dei Dogi venne distrutto dal fuoco nel 1798.
La Peota dei Savoia è lunga quasi 16 metri e larga circa 2,60 con albero di 12,20 metri; il ricco progetto decorativo si deve al veneziano Matteo Calderoni e reca a prua un gruppo scultoreo intagliato e dorato raffigurante Narciso affiancato da sagome di vecchi barbuti simboleggianti i fiumi Adige e Po.
A poppa vi è un altro gruppo dorato con due cavalli marini con al centro il timone a barra in forma di drago, mentre un fregio dorato in altorilievo corre lungo tutto il corpo dello scafo, con raffigurazioni di neredi, tritoni e divinità marine.
Il tiemo, ovvero la cabina per gli ospiti, è lungo circa 5 metri, con tetto in legno sostenuto da 12 pilastrini che formano 9 finestre chiuse da cristallo e da scuri lignei decorati.
È munita di panche destinate alla corte, ma in origine conteneva anche due piccoli troni, non più esistenti, e una tavola dorata per i sovrani.
Su soffitto del tiemo, che reca all’imboccatura le insegne reali, il progetto iconografico elogiativo comprende la raffigurazione pittorica de “La pace tra Papa Niccolò V e Amedeo VIII, duca di Savoia” con la rinuncia di quest’ultimo al soglio pontificio, atto con cui nel 1449 scongiurò uno scisma e portò ai Savoia benefici e privilegi ecclesiastici, confermati dal Concordato del 1727 tra Benedetto XIII e Vittorio Amedeo II.
Sui pennacchi le scritte FERT e OPPORTUNE si riferiscono alle imprese ed ai motti propri della dinastia.
Il Bucintoro sabaudo venne pagato dall’amministrazione piemontese oltre 34.000 lire del Piemonte, ovvero circa 3 milioni di euro attuali, cifra altissima se paragonata ad esempio a quanto nel 1741 sempre i Savoia investirono nell’acquisto della collezione d’arte del Principe Eugenio di Savoia Soissons, composta da quasi 200 dipinti di altissima qualità: vale a dire circa 90.000 lire di Piemonte (ovvero circa 9 milioni di euro).
Altri confronti significativi sul valore attribuito all’imbarcazione: la somma totale pagata equivaleva a 15 anni di stipendio assegnato al medico del Re, o addirittura a 100 anni di quello riconosciuto al grande ebanista di corte Pietro Piffetti.
La Peota dei Savoia giunse a Torino dopo un viaggio a traino animale sul Po di 32 giorni: il 4 settembre 1731 fu consegnata al concierge del Castello del Valentino, accompagnata da una gondola e da una burchiella, imbarcazione da carico che trasportava le decorazioni e l’armatura della barca smontate.
Importanti eventi videro l’imbarcazione protagonista: il primo fu l’utilizzo via fiume da parte del Re Carlo Emanuele III nel 1734.
Poi le celebrazioni torinesi del matrimonio tra Carlo Emanuele IV e Maria Clotilde di Borbone nel 1775, e i matrimoni di Vittorio Emanuele II con Maria Adelaide nel 1842 e di Amedeo d’Aosta con Maria Dal Pozzo della Cisterna nel 1867.
Nel 1869 il primo re d’Italia Vittorio Emanuele II donò il Bucintoro alla città di Torino che nel 1873 lo destinò al suo Museo Civico.
La Peota lascia quindi la sede della rimessa del Valentino, e giungerà in seguito a Palazzo Madama dove rimane fino al 2000, quando viene trasferita al Laboratorio Nicola Restauri ad Aramengo d’Asti; nel settembre del 2011 perviene al Centro Conservazione e Restauro La Venaria Reale per essere sottoposta a complessi interventi di recupero preliminari alla sua esposizione alla Reggia di Venaria, promossi dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino.
Nel corso del lungo periodo di conservazione presso il museo torinese, la Peota venne richiesta ma non concessa per l’Esposizione generale Italiana di Torino del 1884, evento di cui rimane il manifesto con la raffigurazione della barca, e successivamente trasportata a Palazzo Carignano per la Mostra del Barocco Piemontese (maggio-ottobre 1937), e al Palazzo del Lavoro per la mostra dell’Antiquariato (maggio-giugno 1982), sempre a Torino.
Fonte : La Barca Sublime – Venaria Reale