Di Carolina Bertello e Carola Nicola – Liceo classico N. Rosa
Pierre-Auguste Renoir è stato uno dei maggiori esponenti dell’Impressionismo e il suo percorso artistico si sviluppa per oltre un cinquantennio, culminando in una monumentale raccolta che comprende oltre cinquantamila quadri. Sessanta di queste opere sono esposte nella Galleria d’Arte Moderna (GAM) di Torino fino al 23 febbraio 2014. Tale mostra ha lo scopo di rievocare tutta l’attività di Renoir attraverso un allestimento tematico-cronologico. È articolata in otto sezioni.
Nella prima è rappresentata l’Età della Bohème, periodo in cui Renoir conosce e frequenta Alfred Sisley, Frédéric Bazille e Claude Monet, ed è proprio con quest’ultimo che dipinge usando la tecnica “en plein air”, elemento caratterizzante di tanti suoi quadri, soprattutto nelle opere paesaggistiche.
La sezione successiva è dedicata a meravigliosi ritratti femminili in cui Renoir rappresenta soggetti di ogni estrazione sociale: ballerine, operaie e borghesi, caratterizzate da una leggiadria e finezza tipica del ‘700. Tra questi magnifici dipinti troviamo: Madame Darras (1868 ca), La liseuse (1874-1876), Giovane donna con veletta (1870 ca), Madame Georges Charpentier (1876-1877), Femme au jabot blanc (1880), Giovane donna seduta (1909), e altri ancora.
La terza sezione presenta dieci opere di paesaggio, realizzate con la tecnica “en plein air”. Esse sono rappresentazioni di vedute in cui si percepisce l’attrazione dell’artista per la natura. All’interno della collezione di questi dipinti celebri sono: La Senna ad Argenteuil (1873), Il sentiero nell’erba alta (1876-1877), La Senna a Champrosay (1876), Il ponte della ferrovia a Chatou (1881), sino a Paesaggio a Cagnes (1915 ca).
Nella quarta sezione sono esposte opere il cui tema è l’infanzia, tra cui vi sono anche alcuni ritratti di fanciulli e giovani ragazzi. Ricordiamo il più famoso raffigurante Claude Renoir, il figlio di Renoir Il clown.
La quinta sezione ospita alcune scene di vita moderna e diletto, come scene ludiche o tipiche della vita mondana parigina. Tra questi ricordiamo La balançoire, ovvero l’altalena, Ballo in campagna e Ballo in città.
La sesta è una piccola sezione in cui sono raccolte le nature morte, uno dei temi in cui l’artista ha affermato di aver sperimentato maggiormente tonalità e valori.
La settima sezione è dedicata ai nudi, tema molto caro al pittore. Tra queste opere cinque sono quelle emblematiche, dipinte nell’ultimo periodo della sua vita, tra il 1906 e il 1917: Femme nue couchée, Grand nu, La toilette, Nudo di donna visto di spalle, Odalisque dormant e una imponente scultura in bronzo, l’unica opera plastica in mostra, Eau.
La chiusura della mostra è dedicata all’ultimo fondamentale capolavoro di Renoir Le Bagnanti, considerata il testamento pittorico di Renoir.
Tra tutte le opere esposte vorrei soffermarmi sui due Balli, in città e in campagna. Entrambi i dipinti vennero commissionati a Renoir nel 1872 dal mercante Paul Durand-Ruel, che specificò anche il tema che dovevano trattare, il ballo appunto. L’anno successivo l’artista creò queste due tele, l’una il contrapposto dell’altra, e fin dalle prime mostre furono esposte vicine per volere dello stesso Renoir.
I due quadri sono dello stesso formato e i personaggi, praticamente a grandezza naturale, rappresentano due aspetti diversi, addirittura antitetici del ballo. All’eleganza discreta dei ballerini di città, all’austerità del salone in cui si esibiscono, si contrappone la vivacità della danza di campagna all’aria aperta.
La coppia trascinata dalla musica in Ballo in campagna non si è forse alzata da una tavola non ancora assettata e il cui disordine è accentuato dal cappello caduto in terra in primo piano? La lista delle contrapposizioni tra i due pannelli potrebbe continuare e riguardare perfino la gamma di colori, fredda per l’abito di Suzanne Valadon, la modella di Ballo in città, calda per Aline Charigot, futura sposa di Renoir, che presta i suoi lineamenti sorridenti alla ballerina di campagna. Tuttavia, al di là di queste differenze, le due coppie sembrano unite da uno stesso movimento, come se ciascuna impersonasse una sequenza di uno stesso ballo.
Questi due quadri mostrano l’evoluzione del pittore agli inizi degli anni Ottanta del XIX secolo. Il disegno diventa più preciso e la semplificazione della tavolozza rompe con le pennellate vibranti delle tele anteriori. Renoir stesso confessava che questa maggiore attenzione per il disegno corrispondeva ad un’esigenza di rinnovamento nata dopo che l’artista aveva avuto la possibilità di ammirare le opere di Raffaello in Italia.