a cura di Enea Barberis Jalla 4^Bs
I viaggi di istruzione nelle città di rinomata importanza artistica saranno sempre fondamentali per arricchire il background culturale degli studenti.
Ecco di seguito la cronaca della giornata di una 4^ liceo artistico in visita alla capitale.
Roma, 6 marzo 2013
II giorno di viaggio
Il secondo giorno di un viaggio d’istruzione è sempre quello più interessante, non tanto a causa del programma quanto a causa del fatto che si è entrati nel pieno della “routine di trasferta”, la sveglia, la colazione in Hotel, le visite ai musei e ai monumenti della città, la pausa pranzo e l’ora di libertà, il rientro, la cena e il riposo (in teoria).
Ammetto che tale dichiarazione può apparire banale ma da studente confermo che sono proprio questi semplici particolari a dare gusto all’uscita dagli schemi della vita quotidiana.
L’impegno e la fatica da parte di studenti e insegnanti non sono mancati, dalla scomodità della metropolitana romana alle marce chilometriche sotto la pioggia alle altrettanto lunghe visite guidate nei musei più famosi d’Italia.
Città del Vaticano
La Città del Vaticano nacque nel 77 d.C., dopo il martirio di San Pietro.
Divenne uno stato autonomo e riconosciuto nel 1929 con Pio XI che firmò con Mussolini i Patti Lateranensi, sui quali i rapporti tra Chiesa e Repubblica Italiana si regolano tutt’ora.
Lo Stato Pontificio si trova sulla riva destra del fiume Tevere, intorno alla Basilica di San Pietro.
Nel 1936, per ordine di Mussolini, vennero abbattuti i borghi antistanti al colonnato del Bernini, per costruire quella che oggi è Via della Conciliazione. Tale atto aveva il valore simbolico di unire il Vaticano con i palazzi sedi del governo Italiano, di modo da rappresentare la fine dei dissidi tra Stato Italiano e Chiesa.
Musei Vaticani
L’attuale ingresso dei Musei Vaticani è stato costruito in occasione del Giubileo del 2000, evento che ha portato nella capitale un numero impressionante di fedeli.
Il precedente ingresso era invece stato costruito nel 1930.
La Pinacoteca Vaticana è una delle più importanti del mondo e raccoglie opere d’arte di valore leggendario.
In ambito pittorico dominano l’interesse del pubblico Raffaello, Leonardo e Caravaggio. Quest’ultimo ha particolarmente colpito per i suoi giochi di luci e per qualche tocco di sensualità che conferiva ai suoi dipinti.
Il fatto che siano state accettate dalla Chiesa, nonostante queste piccole licenze, dimostra l’importanza innegabile di queste opere.
Attraversando il Cortile della Pigna ed entrando nel Museo Pio Clementino, troviamo le sculture più importanti dei Musei Vaticani.
Ovviamente non è stata necessaria la guida per avvicinare noi studenti al Laocoonte (sarà stato per la sua fama o per il fatto di essere stati costretti a studiarlo?), in ogni caso la sua bellezza è indiscutibile.
Si da il caso che sia stata la prima opera della collezione vaticana.
Venne infatti trovato sepolto nella villa di un ricco romano e venne acquistato dal vaticano solo una settimana dopo.
Il braccio destro di Laocoonte venne invece trovato nella bottega di un antiquario all’inizio del XX secolo.
La Galleria delle Carte Geografiche è invece la più lunga galleria dei Musei Vaticani e raccoglie ben 40 carte geografiche.
Sulla parete di destra sono appese le rappresentazioni delle regioni italiane che confinano con il Mar Mediterraneo, mentre sulla sinistra quelle relative alle regioni bagnate dal Mar Tirreno.
Il nostro tragitto infarcito di cultura non è certo finito perché, dopo uno sguardo sul mondo rappresentato in altri tempi passiamo alla Sala di Costantino, una delle stanze in cui viveva papa Giulio II, membro della famiglia Della Rovere.
Tutte le pareti sono decorate con affreschi che narrano i momenti più salienti della storia della vittoria della fede.
In fondo alla Sala di Costantino è raffigurato il suo famoso sogno, nel quale ebbe la visione di una croce in cielo e della scritta “In hoc signo vinces” (Con questo segno vincerai) che gli indicavano che avrebbe vinto contro Massenzio durante la Battaglia del Ponte Milvio.
La Stanza di Eliodoro prende invece il nome dal suo affresco più importante, la “Cacciata di Eliodoro dal tempio”.
Secondo il racconto biblico, Eliodoro viene punito per aver profanato il tempio su ordine di re Seleuco, tentando di rubare parte dei beni destinati alle vedove e agli orfani.
I dipinti di questa stanza erano tesi a simboleggiare il potere spirituale e temporale della Chiesa, messi in dubbio ai tempi di Giulio II a causa di alcuni avvicendamenti politici.
L’ultima sala detta Stanza della Segnatura è quella che conserva la famosa Scuola di Atene di Raffaello.
In questa sono rappresentati filosofi e saggi dell’antichità, dominanti al centro della scena dalle figure di Platone e Aristotele, simbolo dell’apertura nei confronti della sapienza antica che si stava avendo in quegli anni (1509).
Nel volto dei saggi del passato, Raffaello rappresenta i lineamenti di quelli a lui contemporanei, Leonardo, Michelangelo, etc.
San Pietro
Facendo un giro in Vaticano la visita a San Pietro è d’obbligo.
Avendo però passato circa due ore ad ammirare la ricchezza e la sfarzosità dell’architettura esterna della cupola e la maestosità del colonnato del Bernini, che sembra quasi rappresentare le braccia della Chiesa che si protendono con slancio verso i fedeli, mi sarei sentito estremamente grato nei confronti dell’Onnipotente se nel frattempo questi mi avesse fatto la grazia di non rovesciarmi addosso raffiche di pioggia provenienti da quattro direzioni diverse ed un vento gelido che avrebbe fatto rabbrividire persino Lucifero che alle temperature estreme ci è abituato.
Comunque devo ammettere che le condizioni atmosferiche avverse hanno contribuito a conferire alla circostanza della Sede Vacante una certa drammaticità.
Per passare ad osservazioni più accademiche, la Basilica di San Pietro sorge sulla tomba dell’apostolo Pietro (la cupola si trova 144 metri dalla salma).
I lavori della prima costruzione iniziarono nel 315 d.C. e si conclusero una decina di anni dopo.
Dopo circa mille anni, versando la basilica in condizioni di pesante degrado, ne venne deciso prima il restauro ed in seguito il definitivo abbattimento, per ordine di papa Giulio II.
La ricostruzione venne affidata nel 1506 al Bramante.
I lavori per la nuova costruzione durarono oltre un secolo e gli artisti che si avvicendarono alla guida del cantiere furono tra i più in vista dell’epoca.
Naturalmente ricordiamo Raffaello che nel 1514 mutò il progetto a croce greca in una croce latina e Michelangelo, che progettò e seguì la costruzione della cupola fino alla sua morte, avvenuta nel 1564.
La costruzione della basilica si concluse nel 1626 con papa Urbano VIII ma il portico a colonnato venne realizzato dal Bernini per volere di Alessandro VII tra il 1655 e il 1667.
Se dall’esterno la costruzione appare gigantesca, osservare dalla navata centrale la straordinaria altezza e ampiezza dei soffitti a cassettoni è un’esperienza unica.
La luce che penetra dalle finestre della cupola manda riflessi biancastri che illuminano i marmi e le decorazioni dorate, regalano agli spettatori un caleidoscopio di colori tra varie sfumature di bianco, blu, oro e rosso.
La ricchezza dei dipinti, delle sculture e delle composizioni di marmi sui pavimenti avrebbe meritato più tempo per essere assaporata ma, sfortunatamente, noi studenti siamo una di quelle categorie costrette ad andare sempre di fretta.
Nonostante questo non abbiamo potuto non soffermarci a lungo ad ammirare la pietà di Michelangelo.
La splendida lucentezza del marmo, il perfetto panneggio delle vesti, la realistica rappresentazione delle carni di cristo che cedono sotto le mani della Madonna in una rilassatezza di morte, tutto contribuisce a rendere quest’opera di una profonda e triste bellezza.
Castel Sant’Angelo
Usciti dalla basilica più importante della Cristianità, attraversata la piazza cinta dalle colonne di marmo che sembrano come piantate nel terreno da un essere superiore e ritirati gli eventuali beni confiscati durante la previa perquisizione imprescindibile per potere entrare a San Pietro), proseguiamo il nostro cammino verso Castel Sant’Angelo.
Questa fortezza storica insieme all’antistante Ponte Elio, venne costruita dall’architetto Demtriano tra i 117 ed il 138 d.C., come mausoleo per la famiglia dell’imperatore Adriano.
Il nome deriverebbe da un’apparizione miracolosa che papa Gregorio Magno ebbe durante la peste del 590 d.C.
Egli avrebbe per l’appunto visto un angelo rinfoderare la spada e avrebbe interpretato questo gesto come il segno della prossima fine della pestilenza nella città.
Di nuovo in giro per la città, bagnati fradici ed attorniati da esosi venditori di coloratissime mantelline impermeabili.
Dopo aver camminato all’ombra dei più grandi monumenti del Cristianesimo per diverse ore, abbiamo intrapreso la più lunga marcia dell’intera gita attraversando Roma per visitare una grossa fetta delle sue chiese principali, con l’acqua che dal basso ci lambiva le scarpe e dall’altro ci scompigliava i capelli.
L’Ara Pacis Augustae
Nonostante la situazione leggermente complicata, abbiamo raggiunto infine L’Ara Pacis, racchiusa nella sua teca di vetro e cemento, che con la sua maestosità ci ha rinfrancati delle nostre fatiche.
L’Ara Pacis è un altare fatto costruire dal Senato nel 9 a.C. per celebrare la vittoria di Augusto, di ritorno da una missione pacificatrice in Spagna e Gallia. Si compone di un recinto rettangolare di un podio di 11 metri per 10 a cui si accede per mezzo di una scala.
A partire dal II secolo d.C. il monumento inizio ad essere ricoperto dai sedimenti del Tevere e presto andò perduto del tutto.
Che si sappia il suo primo ritrovamento risale al 1536, ma venne recuperato del tutto solo nel 1936.
Lasciandoci alle spalle la gloria passata delle vittorie di Augusto abbiamo notato come i giochi d’acqua presenti lungo il camminamento in marmo che porta alla sede dell’antico tempio, si confondessero magnificamente con la strada dove pochi minuti dopo avremmo dovuto camminare.
Incuranti delle circostanze avverse, molti di noi hanno rifiutato di rientrare in hotel con la metropolitana, che ci avrebbe lasciati a meno di 100 metri da un termosifone ed una giacca asciutta, ed hanno preferito proseguire a piedi prendendo atto di quanto è pittoresca Roma quando è bagnata come un anatroccolo che è appena cascato nel Tevere.
Quella sera, ripensando agli interessanti momenti passati in piazza San Pietro a fare fotografie, inzuppando sia me che la macchina, non ho potuto fare a meno di ripensare alla sfacciataggine dei gabbiani romani, uno dei quali non ha esitato a venire a chiedermi con una certa insistenza parte del mio pranzo.