di Carlotta Pupulin, Elena Tolosano & Martina Saule di 4^As
Liceo Artistico – Musicale – Istituto d’Arte “Aldo Passoni” di Torino
Marco Ezechia (Cesare) Lombroso (1835-1909) nacque a Verona da una famiglia ebraica, fu esponente del Positivismo scientifico e uno dei pionieri degli studi sulla criminalità.
Fondò l’antropologia criminale e il “suo” museo di Antropologia criminale, aperto nel 1876, è unico al mondo.
Il museo nacque come sua collezione privata, fu allestito all’interno del laboratorio di Medicina legale dell’Università di Torino, allora situato in via Po, e fruibile dai soli studenti in medicina.
Il museo è stato aperto al pubblico soltanto nel 2009 dopo che il giudice Gustavo Danise, del tribunale calabrese, stabilì che il museo universitario di antropologia criminale «Cesare Lombroso» doveva consegnare ai parenti il cranio di Giuseppe Villella.
Costui era sospettato di brigantaggio e morì in carcere nel 1872.
Cesare Lombroso sottopose il cadavere ad autopsia e, nell’esaminarne la testa, giunse alla convinzione di aver individuato le caratteristiche morfologiche del «delinquente nato».
Da lì prese a costruire le sue teorie secondo le quali la tendenza al crimine sarebbe una caratteristica atavica riscontrabile nell’aspetto fisico dei soggetti interessati e particolarmente diffusa nel Mezzogiorno e soprattutto in Calabria.
Ora il museo è collocato nella cosiddetta “cittadella del sapere” chiamata così perchè si trova nella zona dove sono ubicate molte delle facoltà scientifiche.
Ci accoglie all’ingresso del museo la nostra guida, …, che ci conduce in una prima sala, allestita come un’aula universitaria del secolo scorso.
Qui viene proiettato un video dove due personaggi dialogano tra loro introducendoci nell’epoca storica nella quale visse Cesare Lombroso.
La seconda sala nella quale entriamo ci spiega come lo scienziato abbia studiato la misurazione e la statistica alla base del suo lavoro.
Sono qui esposti alcuni degli strumenti che usò Lombroso per aiutarsi a studiare e quantificare la follia, la delinquenza, la genialità.
Passando nella sala successiva si incontrano centinaia di oggetti rappresentativi delle varie collezioni (reperti umani, maschere mortuarie, corpi di reato, manufatti carcerari e manicomiali).
All’interno dello stanzino successivo, poi, ci viene fornita una spiegazione della teoria dell’atavismo sviluppata da Cesare Lombroso secondo il quale il criminale rappresenta un ritorno alla condizione primitiva.
La teoria ha come prova principale la presunta biologia difettosa del criminale, una fossetta riscontrata nel cranio del delinquente Vilella.
È stato però dimostrato che la presenza della fossetta rientra nella variabilità individuale. Molto interessante la collezione di orci per bere decorati dai carcerati del carcere “Le Nuove” di Torino.
Si arriva infine nella ricostruzione dello studio privato dello scienziato.
Qui la mostra guida, prima di accommiatarsi, ci ha spiegato come, dopo gli studi sulla criminalità, Lombroso abbia cominciato e pubblicato, con l’aiuto della famosa medium Eusapia Palladino, un saggio intitolato “Ricerche sullo spiritismo”.
Accompagnati dalla guida abbiamo avuto l’occasione di visitare il Museo di Anatomia Umana e la sua collezione.
Particolarità dell’esposizione è l’allestimento rimasto pressoché intatto rispetto a quello ottocentesco, presentandone il medesimo percorso e didascalie.
All’interno del museo ci sono stati illustrati vari esempi di componenti anatomiche, tra di esse vi erano anche quelli riferenti allo sviluppo del feto da poche settimane fino a dopo il parto, altri di soggetti affetti da forme di gigantismo o altre anomalie genetiche.
Di rilievo anche la sezione inerente alla frenologia, pseudoscienza allora molto in voga che, secondo coloro che la praticavano, permetteva mediante lo studio della morfologia del cranio di individuare le capacità e la personalità dell’individuo.
Giudicata ormai non attendibile, tra i vari esempi di crani presenti spicca però quello di Raffaello Sanzio, indubbiamente a noi molto caro.
Interessanti anche le cere usate dagli allievi che allora studiavano medicina, rappresentanti scorticati e uomini e donne con gli organi bene in vista, provenienti da Firenze.