Nel 1969 la città di Palermo bandì un concorso nazionale per la realizzazione di un quartiere residenziale nella zona periferica a nord di Palermo.
L’importante progetto Zona Espansione Nord (Z.E.N) fu affidato a Vittorio Gregotti, ideatore del teatro Arcimboldo di Milano e della ristrutturazione dello Stadio Olimpico a Barcellona o di una serie di costruzioni per le Olimpiadi di Pechino.
L’architetto aveva in mente di costruire tre grandi blocchi di condominii, circondati da zone verdi pubbliche e tutti i servizi necessari per i 9000 abitanti che avrebbe ospitato.
Lo sviluppo tecnologico attuale avrebbe perfino potuto portare alla costruzione di una linea metropolitana che collegava il quartiere all’area metropolitana di Palermo. Questo progetto prese il nome di Zona Espansione Nord.
Era la fine degli anni Sessanta, e mentre l’Italia era in pieno boom economico ed edilizio, a Palermo intere aree agricole e zone di interesse storico e architettonico venivano rase al suolo a favore di grattacieli, palazzi in cemento e quartieri popolari.Nell’ambito di ciò che venne successivamente ricordato come Sacco di Palermo, e su cui gravava l’ombra della mafia, l’intento di Gregotti di creare un quartiere a sé stante, per così dire, autonomo nei servizi, sembrava visionario e ambizioso: il progetto del 1969 prevedeva un albergo, una chiesa, un supermercato, strutture scolastiche fino alle medie. Solo successivamente sono state realizzati: una chiesa parrocchiale, “San Filippo Neri”, due Istituti Comprensivi Statali “L. Sciascia”e “G. Falcone” e, dal dicembre 2010, una Stazione dei Carabinieri.
La costruzione di un quartiere indipendente era qualcosa di mai visto prima e la presenza di servizi nel quartiere avrebbe sicuramente migliorato la condizione di vita dei suoi abitanti.
Tuttavia, la mancanza dei servizi pubblici come strumento d’integrazione con la città metropolitana di Palermo hanno lasciato solamente un quartiere isolato fisicamente dagli altri agglomerati suburbani, quasi a simboleggiare quanto sia fuori dal mondo lo ZEN. Rimaste solo le case (che contano più di 3000 alloggi) la Zona EspansioneNord è presto diventata un ghetto urbano, così vicino dalla città di Palermo, ma così lontano dalla sua società.
Si vennero presto a creare strutture gerarchiche autogestite, che si sostituirono alla legge, del tutto assente nella zona (basti pensare alla caserma dei Carabinieri realizzata solo dopo 43 anni) e che presero in mano la situazione della Zona.
La mano della mafia vi si aggiunse presto, usando le case popolari come nascondiglio e come magazzino per le merci.
La mancata costruzione di parcheggi e sedi di istituzioni nello ZEN hanno fatto sì che ci sia un eccesso di verde pubblico, lasciato al degrado e senza sorveglianza.
Queste vaste aree sono luogo di discarica e permettono la fuga all’arrivo della Polizia. Quest’ultima, inoltre, è ostacolata da un organizzatissimo sistema di vedette e passaparola, che fanno sì che all’arrivo delle forze dell’ordine non vi sia la minima traccia di reato.
A poco sono serviti gli appelli di televisioni, giornali e del mondo del volontariato, che hanno cercato di mettere in luce il problema della mancata integrazione delle periferie, in questo caso portato all’estremo.
Lo ZEN può essere visto come metafora per la condizione di Palermo: una città in continuo stato di degrado, che per mancanza di soldi e disubbidienza alla legge non riesce a scrollarsi di dosso la miseria, a cui va ad aggiungersi il problema della piccola criminalità e della mafia, che si infiltrano nelle istituzioni e le legano le mani a favore dei propri interessi; una città tra antica tradizione e desiderio di modernità, che per quando lotti non riesce ancora a raggiungere.
Quante cose imprecise! Ma prima studino e si informino …
gentile sig. Spataro, questo è un blog di studenti di un liceo, non una testata giornalistica, quindi non c’è nessuna pretesa di dare un’informazione rigorosa e puntuale. gli articoli sono frutto di esperienze dei ragazzi o di una rielaborazione di fonti esterne. se lei vuole contribuire raccontando della sua esperienza diretta sul tema in argomento saremmo ben lieti di pubblicarla.
Intanto mi scuso con voi.
Sono, oltre un ex residente del quartiere, un volontario e socio dell’associazione Lievito ONLUS con cui, spesso, svolgiamo attività ludiche e coinvolgiamo anche ragazzi del nord Italia.
Per qualsiasi informazioni potete chiedere a me.
Presto vi racconterò un po’ di storia non scritta ma vissuta.
Grazie e a presto.