artìsta [ar’tista] S. m. e F.

Rubrica di approfondimento sulle donne artiste e le donne nell’arte  
a cura di Anita Brazzalotto 3^As & Amanda Cagliero 4^As

Pochi giorni fa ci siamo soffermate a leggere un articolo sul Giornale dell’Arte on-line, che trattava di Valie Export, artista austriaca, che si è dedicata all’arte, al cinema e ha insegnato in diverse università in Europa e negli U.S.A.
Abbiamo voluto cercare maggiori informazioni  perchè ci ha molto colpito.
Abbiamo scoperto che Valie Export utilizza l’arte per denunciare la violenza sulle donne; è diventata un simbolo per le femministe degli anni ’60 e si è fatta conoscere attraverso opere d’arte create con diverse tecniche: disegni, fotografie, installazioni e video sculture.
Con le sue opere quest’artista vuole mettere in risalto la lotta delle donne per la propria autonomia e denunciare le discriminazioni di genere presenti nella società nel passato e nel presente.
Attratte dal mondo delle donne artiste, che utilizzano l’arte come mezzo di denuncia, abbiamo deciso di intraprendere un percorso di approfondimento sul tema.
A breve faremo partire una rubrica dal titolo: “artìsta [ar’tista] s. m. e f.” che si dedicherà a questi temi; un ampio sguardo sarà dedicato a mostre, eventi, persone che fanno parte del mondo dell’arte femminile a livello internazionale, in particolare le giovani artiste.

  
  

“Più che rosa, la Biennale è rosso sangue

Ferrara. Il Padiglione d’Arte Contemporanea dal 22 aprile al 10 giugno ospita la XV edizione della Biennale Donna, curata da Lola Bonora e Silvia Cirelli per conto dell’Unione Donne in Italia e quest’anno dedicata a «Violence. L’arte interpreta la violenza». L’esposizione propone i lavori di sette artiste che indagano la pratica della violenza in numerose accezioni. La pakistana Naiza H. Khan propone sculture raffiguranti lingerie trasformate in corazze che pendono dal soffitto, mentre Yoko Ono espone i video di «Cut Piece» nei quali l’artista propone di tagliare il suo abito. Il corpo umano lascia il posto al freddo cemento nell’installazione di Loredana Longo (riferimento alle morti sul lavoro come l’incendio del 25 marzo 1911 in un’azienda di New York nel quale persero la vita 146 donne). Valie Export espone «Kalashnikov», una torre alta tre metri costruita con 105 fucili da caccia, mentre Regina José Galindo si occupa di violenza impunita nel terzo mondo e la videoinstallazione dell’olandese Lydia Schouten analizza invece la situazione, non troppo diversa, nelle strade di New York. Di Nancy Spero, scomparsa nel 2009, sono infine allestiti disegni e un’installazione.”

Fonte Il Giornale dell’Arte online : http://www.ilgiornaledellarte.com/articoli/2012/4/113123.html

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