di Diletta Garbarini 3^D
del Primo Liceo Artistico Statale di Torino
La mostra Etruschi, l’ideale eroico e il vino lucente sarà aperta a Palazzo Mazzetti ad Asti fino al 15 Luglio 2012; ecco in Piemonte una nuova mostra sull’argomento a distanza di circa cinquant’anni dalla mostra sugli Etruschi tenuta a Torino nel 1967. La mostra presenta 300 reperti, in molti casi inediti, provenienti dai Musei Vaticani e dalle Sovrintendenze dei luoghi in cui si insediarono gli Etruschi: Toscana e la città di Bologna . La sede di Asti non è casuale: qui nel secolo scorso è stato rinvenuto un elmo crestato villanoviano, databile tra il IX e l’ VIII secolo a.C., nascosto per molti secoli nelle acque del Tanaro e ritrovato nel 1875.
Il copricapo bronzeo, simbolo di questa mostra prestato dal Museo di Antichità di Torino, non è un oggetto perduto o gettato via ma un segno dal preciso volere: un dono fatto da un re etrusco a un capo locale, probabilmente ligure, per suggellare un patto di alleanza.
La mostra è divisa in due sezioni: la prima descrive la diffusione dell’ideale eroico e dei costumi “omerici” in Etruria. La seconda illustra il banchetto, nelle sue diverse rappresentazioni documentate da servizi pregiati, arredi e immagini di pittura e scultura.
Appartengono alla prima parte due stupende tempere ottocentesche che riproducono minuziosamente le tombe dipinte di Tarquinia: la Tomba delle Bighe ela Tomba del Triclinio, che fanno rivivere le atmosfere dei giochi atletici e delle cerimonie in onore dei nobili defunti. Il tema della seconda parte, il banchetto, viene illustrato dalla ricomposizione originale di una tomba a camera dipinta, restaurata per l’occasione, detta Tomba della Scrofa Nera: contiene la scena di un banchetto aristocratico del V secolo a.C. ed è particolarmente significativo perché vi partecipano nobildonne, diversamente da quanto accadeva tra i Greci e i Romani.
Inoltre, viene riunificato per la prima volta, dopo la scoperta avvenuta nell’Ottocento, il sarcofago dei Vipinana da Tuscania, con l’immagine del defunto banchettante sul coperchio (finora conservato a Firenze) e la rappresentazione del mito di Niobe ( conservata invece a Roma) finalmente insieme.
Vi è una ricca collezione di vasi in bronzo, materiale che gli Etruschi lavoravano meravigliosamente; accanto a questi, oggetti di uso comune come fibbie, morsi per i cavalli, oggetti d’ornamento come fibule e cinturoni, oggetti di uso quotidiano come il rasoio ( IX a.C secolo a Vetulonia). Un oggetto di particolare bellezza è la maschera-visiera di un guerriero, in bronzo.
La sezione si chiude con una rassegna di teste votive provenienti da alcuni santuari, che rappresentano diversi tipi umani, dal bimbo al vecchio e anche due volti grotteschi, esposti per la prima volta e provenienti dal Musei Vaticani.
Chiude la mostra il lussuoso Gabinetto Etrusco del Castello di Racconigi voluto dal re Carlo Alberto e realizzato dal grande artista Pelagio Palagi, che documenta uno stile ispirato dell’arte etrusca che tra il Settecento e l’Ottocento si era diffuso in Europa.
La mostra evidenzia due aspetti della cultura Etrusca: l’ideale guerriero e l’arte del saper vivere rappresentata dal vino, definito “lucente” in un verso dell’Iliade
Gli Etruschi avevano, infatti, incominciato a produrre una bevanda utilizzando il frutto della vite selvatica: essi fecero del vino un elemento importante, spingendosi molto lontano con il commercio, si crede fino alla Francia. Questa bevanda non era come la nostra perché veniva corretta con formaggio o con miele.
Alla cultura greca quella etrusca deve anche l’ideale del principe-eroe, figura il cui prestigio sociale non deriva solo dalle virtù militari ma anche dalla capacità di accumulare ricchezze e vittorie atletiche e dall’abitudine di curare la persona con unguenti e balsami di provenienza orientale.
Particolarmente bella è la sezione degli unguenti e balsami orientali, di cui si possono odorare anche le fragranze che sono state riprodotte; essi sono la prova della raffinatezza degli uomini e donne etruschi.
I reperti archeologici esposti, oltre ad avere un valore in sé, suscitano interesse per la storia che viene raccontata attraverso le citazioni omeriche e per l’atmosfera suggestiva di immersione nel mondo antico. Al termine di questo suggestivo percorso espositivo che si svolge nei sotterranei con le volte in cotto nel Palazzo Mazzetti, si percepisce come la presenza degli Etruschi non si è limitata alla fascia centrale dell’Italia, ma si è estesa al Piemonte inteso come porta verso l’Europa celtica.